LE NOSTRE SCUSE ALL'IDRAULICO
Sabato 1 Settembre 2012 da " La Gazzetta del Mezzogiorno "
di
Lino Patruno
Metti che in uno dei giorni d’agosto ti si fosse
rotto un rubinetto. Panico peggiore che vedere Angela Merkel nuda. Anche perché
quest’anno solo quattro italiani su dieci sono andati in vacanza, ma fra quei
quattro c’era di sicuro l’idraulico. Lo sappiamo quando vengono, non sembrano
idraulici ma direttori di cliniche universitarie, di quelli che “300 senza
fattura e 400 con fattura”, di quelli che lo vedi a mille miglia che non stanno
pensando alla tua sciatica ma alla loro barca. Né i prezzi sparati
dall’idraulico sono prezzi da idraulico, cento euro per mezzora. E se obietti si
fanno piccoli piccoli tutti sudati e sporchi mentre hanno quotazioni da
gioiellieri.
Eppure ce lo meritiamo. Abbiamo
voluto fare tutti i laureati condannati ai concorsi e al precariato e ci sono
mancati gli idraulici che, secondo legge economica, valgono tanto più quanto
meno sono. E gli abbiamo dato un tale basso prestigio sociale che ci ribelliamo
quando pretendono molto al di sopra di quel presunto basso prestigio sociale.
MESTIERI SEMPRE PIU’ PREZIOSI
Ma
vogliamo parlare anche del muratore? Provate a chiamarlo per un lavoro in casa,
vi andrà bene se risponde al telefono. Poi ci lamentiamo con ironia fuori posto
definendolo “signor muratore”. E così il falegname, anzi ebanista perché bisogna
stare attenti alle offese. Così come tutti noi avremo vissuto il tentativo di
mettere un chiodo senza buttare giù la parete, roba da film horror di Dario
Argento. E addirittura inutile parlare della tv che improvvisamente si pianta,
in genere a fine settimana. Chiami un numero verde che ti sbatte ad un altro
numero verde, facendoti sentire al di sotto della media dignità umana. Se ti va
bene ti risponde uno in carne e ossa che comincia a darti suggerimenti da
minorati mentali, tipo stacchi e riattacchi la spina, dovrebbe pure immaginare
che lo abbiamo fatto inutilmente già venti volte.
Né le moderne diavolerie
dell’elettronica sono più caritatevoli. Un tempo bastava smontare tutto come
fanno i bambini con i giocattoli, ogni cosa aveva una sua logica, un pezzo non
poteva che essere incastrato in un certo modo con un altro pezzo. Ora i pezzi
sono inscatolati in fogli elettronici più extrapiatti di orologi, è inutile
metterci mano perché non ci entri neanche, occorre vederli al computer. Col
risultato che, per esempio, prima in un’auto il filo dell’acceleratore capivi
dove stava e potevi tentare di arrivarci, ora non lo vedi e se l’auto perfetta
decide di piantarsi puoi prenderla a calci ma continuerà a segnalare il guasto
senza pietà. Era tutto più perfetto quando era tutto più imperfetto.
Abbiamo disperato bisogno di
aggiustatutto e continuiamo a mandare i figli all’università per aumentare i
disoccupati. Così ogni tanto, anzi ogni poco un’indagine ci segnala che un
giovane su tre non ha lavoro, ma che mancano cuochi, infermieri, informatici. A
parte gli idraulici, che neanche vengono considerati. Eppure, in un tempo in
cui, più che costruire case che nessuno ha il mutuo per comprare, si fa
manutenzione, uno che sappia mettere le mani ovunque potrebbe farsi il conto in
banca anche se non viene chiamato dottore.
MODIFICO-AGGIUSTO
Così dovrebbero
nascere imprese di giovani che abbiano l’altissima professionalità per non
rimanere impotenti di fronte a una serranda che si incaglia o al motorino di una
lavatrice che si bruci. E se prima per aggiustare un paio di scarpe si andava al
calzolaio, anzi non si andava più perché pareva brutto, ora cominciano a nascere
piccole imprese di calzoleria dove bisogna fare la coda per entrare. E così i
pantaloni da accorciare, era più facile trovare petrolio che un sarto, anche
perché gli aspiranti sarti non volevano fare i sarti ma gli stilisti. Ora ci
sono ovviamente aziende multinazionali che ti fanno qualsiasi lavoro in un
giorno.
Non meraviglia allora che il
giornalista Federico Rampini racconti di un ben pagato intellettuale americano
laureato in filosofia politica che ha capito tutto e scritto il libro “Il lavoro
manuale come medicina dell’anima”. Anzi è diventato il santone dei lavori che si
fanno toccando il risultato immediato del proprio lavoro, nel suo caso riparare
(non meno pagato) motociclette. E non meraviglia che il sito internet WikiHow,
manuale universale del modifico-aggiusto, in un anno abbia avuto 177 milioni di
visitatori da 241 Paesi.
Abbiamo disperato bisogno di queste professionalità, e
continuiamo a schifare come pezzenti le scuole professionali che le
danno.