lunedì 28 luglio 2014

Prossimi Appuntamenti Neoborbonici




SABATO 2 AGOSTO, 
Marcellinara (Cz), Palazzo Sanseverino, ore 18.00, “Io non sapevo…”: importante serata neo-meridionalista a cura di Franco Mancuso con il Comune e la Pro-Loco di Marcellinara. Saluti del sindaco Vittorio Scerbo e di Franco Mancuso, modera Antonio Vero; interventi di Pino Aprile (La fine delle questioni meridionali), Michele Bisceglie (La ricchezza della Padania a spese del sud); Gennaro De Crescenzo (Il Sud com’era: i primati delle Calabrie e delle Due Sicilie); Domenico Iannantunoni (Cento città contro il museo Lombroso). Un’occasione per ritrovare verità storica e orgoglio. Un’occasione per incontrare i tanti amici, iscritti e simpatizzanti del Movimento Neoborbonico e del “Parlamento delle Due Sicilie” presenti nelle Calabrie e per aggiornarci su progetti e prospettive. 

VENERDI’ 1 AGOSTO, 
la sera precedente, piazza Scelbo, ore 21.30 Teatro-Canzone tratto dal libro di Michele Carilli "La brutale verità". In scena Lorenzo Praticò, Mimmo Martino e Mario Lo Cascio, regia Michele Carilli e Lorenzo Praticò, scene di Francesca Masso, Musica dei mattanza.  

DOMENICA 3 AGOSTO, 
alle ore 19.00 in Gioiosa Jonica, presso il Giardino di Palazzo Amaduri, a cura dell'Associazione Due Sicilie e con il patrocinio dell'Amministrazione Comunale, il giornalista e scrittore Pino APRILE presenterà il suo ultimo libro dal titolo “Il Sud puzza. Storia di vergogna e di orgoglio"; evento a cura di Pasquale Zavaglia.  


giovedì 10 luglio 2014

Lombroso, Milicia e Neoborbonici

I difensori dell’indifendibile Lombroso a Napoli. 
Flop, proteste e tesi smantellate.
Le contestazioni dei Neoborbonici.



In occasione della presentazione del libro di Maria Teresa Milicia, dedicato a Lombroso, presso la Facoltà di Lettere a Porta di Massa (Napoli), alla presenza, tra gli altri, del Direttore del Museo dedicato allo “scienziato” veneto-sabaudo (6 i relatori, circa 6 in tutto i presenti in sala!), i militanti del Movimento Neoborbonico hanno distribuito volantini di contro-informazione.
Il libro presentato a Napoli (a sei persone), infatti, vorrebbe dimostrare che Cesare Lombroso non era un razzista anticalabrese e antimeridionale al contrario di quanto affermato dagli studiosi da oltre un secolo e mezzo (da Colajanni a Gramsci, da Ciccotti a Teti).
“Brigante” o meno che fosse, il povero Giuseppe Villella, il cui cranio è “esibito” in una sala ad esso dedicata nel museo torinese recentemente riaperto con lauti finanziamenti pubblici, fu al centro delle folli teorie lombrosiane dal 1860 ad oggi, strumentalizzate per dimostrare l’inferiorità biologica dei meridionali, autorizzando i governi di ieri e di oggi a creare e a dimenticare questioni meridionali sempre più gravi, nel silenzio complice di classi dirigenti e di intellettuali locali (alcuni oggi anche tra i relatori e gli organizzatori della presentazione del libro).  
Nello stesso libro, si vorrebbe negare quanto sostenuto da anni dai Neoborbonici e da una sentenza già emessa dal tribunale di Catanzaro: il diritto e il dovere di seppellire cristianamente i resti del povero Villella nel suo paese di origine, Motta Santa Lucia (Catanzaro). 
Un segnale doveroso, importante e significativo di rispetto verso il Sud e verso la sua memoria storica da troppo tempo cancellata o mistificata.
Allegato il testo del volantino distribuito dai neoborbonici: si tratta di un estratto di un articolo pubblicato dal prof. Giuseppe Gangemi, ordinario presso l’Università di Padova (la stessa dell’antropologa autrice del libro) nel quale si smantellano le tesi del libro presentato a Napoli (“Lombroso e il brigante. Storia di un cranio conteso”) e si definiscono le caratteristiche dei “lombrosiani” di oggi.



RISPETTO PER IL SUD!
MOVIMENTO NEOBORBONICO


QUALCHE RIFLESSIONE

Qualche giorno fa presso l’Università degli studi di Napoli la presentazione del libro dell’’antropologa calabrese “nativa” (così definita sul sito della sua casa editrice con aggettivo che si usa in genere per gli abitanti delle colonie) su Lombroso con il solito docente di storia del risorgimento, il solito (ex) direttore di giornale e (addirittura) il solito responsabile del museo dedicato all’inattendibilissimo “scienziato” veneto-sabaudo. Significativa una strana serie di coincidenze: 

1) il libro è stato pubblicato in una collana di una casa editrice il cui direttore è  Alessandro Barbero, il docente di storia medioevale da qualche tempo esperto di storia risorgimentale che avrebbe dovuto smantellare il “falso mito” del lager di Fenestrelle, ma non ci è riuscito, come dimostra, tra gli altri e dati archivistici alla mano, l’ultimo libro di De Crescenzo (mai smentito); 

2) tra gli organizzatori della presentazione risulta la Società Napoletana di Storia Patria diretta dalla prof.ssa Renata De Lorenzo, autrice di un libro per la stessa casa editrice di Barbero in cui avrebbe dovuto smantellare i miti neoborbonici ma pure non ci è riuscita, come dimostra, tra gli altri e dati archivistici alla mano (idem come sopra),  l’ultimo libro di De Crescenzo (mai smentito); 

3) l’antropologa “nativa” calabrese protagonista della presentazione, avrebbe dovuto dimostrare, in analogia con i due colleghi di cui sopra (sia per i temi che per gli  - infelici- esiti), una tesi ancora più indimostrabile e cioè che Lombroso non era un razzista antimeridionale, al contrario di quanto da sempre dimostrato dai Gramsci, dai Colajanni, dai Ciccotti o dai Teti... In sintesi: sempre le stesse persone, sempre le stesse tesi, fallimentari per i risultati, tra pochi e per pochi (per il numero di copie vendute e quelle sale semivuote tra Napoli e Torino, nonostante il numero e i ruoli prestigiosi dei relatori). In conclusione: altri segnali positivi e incoraggianti per la storiografia e la cultura non “ufficiali”. 

Di seguito uno stralcio di un intervento documentato e articolato del prof. Giuseppe Gangemi (Università di Padova, la stessa della atropologa "nativa") in cui vengono smentite e smantellate le tesi del libro presentato a Napoli, del museo Lombroso e dei suoi "sostenitori".


I DIFENSORI DELL’INDIFENDIBILE LOMBROSO

“Lombroso ha dichiarato di essersi appropriato di alcuni teschi di cui era venuto in possesso, sapeva che alcuni teschi che gli erano stati regalati avevano la stessa origine, ha candidamente ammesso che, con alcuni studenti, per anni è andato a dissotterrare e a depredare tombe e cimiteri a Pavia e dintorni. Rispetto al ladro reiterato Giuseppe Villella (se pure mai questo è stato ladro), ha avuto il solo merito di essere un reo socialmente accettato in quanto legittimato in nome della scienza e, rispetto al presunto brigante Villella (dal momento che il brigantaggio è stata una guerra civile), ha avuto il solo merito di essere dalla parte dei vincitori. Che cosa rappresentava allora Lombroso e che cosa rappresentano oggi i sostenitori del Museo Lombroso? Essi sono, dal punto di vista sociale, campioni rappresentativi della criminalità dei colletti bianchi (leggi della classe dirigente) convinti, allora come oggi, di essere al di sopra della legge e al di sopra dell’etica. Essi sono i rappresentanti di una categoria di criminali socialmente ben inseriti che, da un secolo e mezzo, commettono ogni tipo di reato senza doverne rendere conto: depredano le risorse pubbliche (con la corruzione, l’evasione fiscale, etc.), violano le leggi, sprecano le risorse pubbliche (distribuendole tra amici e parenti o distruggendole per incompetenza) (…); ciononostante tutti hanno continuato e continuano a restare nei loro posti (a continuare a fare quello che hanno sempre fatto) malgrado sia più evidente che il loro stato morale non sia adeguato al ruolo che occupano. Sono espressione del ritardo culturale e politico di quelle classi dirigenti che non riconoscono o sottovalutano il problema dei reati dei “colletti bianchi”, in particolare i reati della classe dirigente scientifica o finanziaria o politica. Sono, sul piano sociale, ormai categorie superate dalla modernizzazione e dalla storia, sono espressione di riduzione atavistica individuale perché incompatibili con le esigenze della competizione internazionale in tempi di rapida globalizzazione. Questa constatazione assunta come ipotesi di una nuova linea di indagine ci porta alla necessità di fare una indagine su coloro che hanno riproposto la ricostruzione del Museo Lombroso, sui loro dispositivi mentali e sulle loro reazioni di fronte alle sfide intellettuali”… 

“Foedus”, giugno, 2014, prof. Giuseppe Gangemi, Università di Padova.


mercoledì 2 luglio 2014

Pompei (e non solo) da salvare



Italo-americani in campo per Pompei:
pronti 150mila dollari per il museo



di Gerardo Ausiello.

NAPOLI - Dall’America all’Italia per aiutare gli scavi di Pompei a scrollarsi di dosso il degrado. È l’ardua sfida lanciata dai vertici della Niaf, la Fondazione italo-americana che opera da una parte all’altra dell’Atlantico e che ha messo in campo un progetto a tutela dei beni culturali del Sud: si tratta di una partnership tra la principessa Beatrice di Borbone delle Due Sicilie e l’organizzazione guidata dal chairman Joseph Del Raso e dal presidente John Viola.           
«L’Italia possiede un patrimonio culturale straordinario che si trova in una condizione difficile - spiegano al Mattino i dirigenti Niaf - L’incuria e la scarsa manutenzione contribuiscono a peggiorare lo stato dei monumenti, ulteriormente deturpati da scritte e graffiti. Bisogna subito correre ai ripari». Da qui l’impegno diretto della Fondazione che, anche simbolicamente, ha scelto di avviare a Pompei il primo progetto di questa speciale collaborazione oltreoceano: 150mila dollari saranno così donati dalla Niaf per la valorizzazione del museo della città mariana.
«È solo l’inizio - assicura Del Raso - L’arte e la cultura del Paese ci stanno molto a cuore e vogliamo rimboccarci le maniche con azioni concrete. Lo abbiamo già fatto in passato impegnandoci economicamente per la ricostruzione dopo il devastante terremoto che ha colpito L’Aquila». Ma perché, pur avendo un patrimonio del genere, l’Italia non riesce a difenderlo e rilanciarlo? «Siete all’avanguardia in termini di tecnologie, personale ed esperienza - sottolinea Viola - Occorre solo una presa di coscienza collettiva, una scossa che spinga tutti a fare la loro parte».
I vertici della Niaf parlano del «senso civico, che spesso manca e che invece va rafforzato sempre di più». Quanto alle responsabilità della politica, avvertono: «Sono i cittadini a scegliere i propri rappresentanti e devono giudicarli sulla base delle azioni che compiono. L’Italia può mostrare al mondo le proprie ricchezze e chiedere un sostegno, ma i primi passi devono farli gli italiani». Nel corso della missione all’ombra del Vesuvio, i rappresentanti della Fondazione hanno incontrato il console generale degli Stati Uniti a Napoli Colombia Barrosse ma anche il governatore Stefano Caldoro.
Al centro della riunione a Palazzo Santa Lucia, in particolare, i rapporti di collaborazione tra Regione Campania e Niaf e l’impegno reciproco per la diffusione in Nord America della dieta mediterranea. «Siamo in sintonia e continueremo a dialogare», assicura il chairman. È gelo, invece, con il sindaco Luigi de Magistris: «Non lo abbiamo incontrato. Siamo stati a Palazzo San Giacomo ma lui aveva altri impegni», taglia corto il presidente.
Un pensiero Del Raso e Viola lo rivolgono, poi, ai parenti di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli morto dopo un lungo calvario: «Siamo vicini alla sua famiglia, quello che è accaduto è terribile. Pregheremo per tutti loro». Questa tragedia però, s’affrettano a chiarire, non deve danneggiare l’immagine di Napoli all’estero: «Gli incidenti legati al tifo violento accadono ovunque. Due anni fa si è consumata una tragedia simile a San Francisco, per una semplice partita di baseball».
Negli Stati Uniti, inoltre, c’è grande attenzione all’emergenza ambientale della Campania e agli effetti dell’inquinamento sulla salute delle persone: «In prima linea, tra Italia e America, ci sono autorevoli scienziati e ricercatori, che stanno monitorando la situazione - osserva Del Raso - Penso all’oncologo Antonio Giordano (direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia e membro del Cda Niaf , ndr). Non si deve mai abbassare la guardia». E a proposito di Terra dei fuochi oggi la Niaf si sposterà a Bellona, in provincia di Caserta, per donare un appezzamento di terreno alla casa famiglia «Salvatore Rosa», che ha assistito per anni bambini orfani e vittime di violenze.
Dalla cultura all’ambiente al sociale, dunque, ma con lo stesso filo conduttore: ritrovare l’orgoglio civico per voltare pagina. I vertici della Niaf citano l’esempio di New York che «negli anni Novanta era ostaggio di caos e criminalità. Poi, grazie alle azioni dei sindaci Rudolph Giuliani e Michael Bloomberg, ha cambiato completamente volto. Napoli è un po’ così: una città ricca di contrasti ma magica, che ti toglie il fiato. Vedi Napoli e poi muori. Era vero ieri e lo è ancora di più oggi».

FONTE:

IL MATTINO di sabato 28 giugno 2014.