COME SI RUBAVA NEL REGNO D'ITALIA DAL 1848 al 1872
ovvero
Storia dei ladri nel Regno d'Italia
da Torino a Roma
Fatti - cifre - documenti
Torino 1872
Borri Felice, editore libraio
Via Doragrossa accanto al numero 12
Pagine 179
Urbano Rattazzi, allora ministro di Grazia e giustizia, nel 1854 scrisse:
In Piemonte “i reati contro alle proprietà, e massime quelli commessi nelle campagne, sono un male talmente esteso e radicato nel Paese …” (Storia dei ladri nel Regno d’Italia –Torino 1869, p. 34).
E un altro deputato affermò in parlamento: “I furti di campagna sono una lebbra che ormai si estende sopra tutta la faccia del paese”. (Storia dei ladri nel Regno d’Italia –Torino 1869, p. 11).
In Piemonte si rubava di tutto, anche le toghe dei giudici, ed erano tanti i furti che avvenivano nelle chiese di giorno che (nel 1857) il Vescovo d’Ivrea invitò i parroci a vendere i vasi sacri d’oro e d’argento e a sostituirli con altri in rame argentato e dorato. (Storia dei ladri nel Regno d’Italia –Torino 1869, p. 19).
In Piemonte “i reati contro alle proprietà, e massime quelli commessi nelle campagne, sono un male talmente esteso e radicato nel Paese …” (Storia dei ladri nel Regno d’Italia –Torino 1869, p. 34).
E un altro deputato affermò in parlamento: “I furti di campagna sono una lebbra che ormai si estende sopra tutta la faccia del paese”. (Storia dei ladri nel Regno d’Italia –Torino 1869, p. 11).
In Piemonte si rubava di tutto, anche le toghe dei giudici, ed erano tanti i furti che avvenivano nelle chiese di giorno che (nel 1857) il Vescovo d’Ivrea invitò i parroci a vendere i vasi sacri d’oro e d’argento e a sostituirli con altri in rame argentato e dorato. (Storia dei ladri nel Regno d’Italia –Torino 1869, p. 19).
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