I REGI LAGNI BORBONICI SALVANO I POLITICI DAL DISASTRO
di
Antonio Casolaro
Le perturbazioni che in questi giorni hanno provocato ingenti danni al nord e in Sicilia, ci ricordano drammaticamente la situazione di dissesto idrogeologico in cui versa il nostro territorio nazionale, eredità di decenni di cemento selvaggio e speculazioni edilizie.
Una volta tanto la Campania non si distingue in questa tragica lista di disastri idrogeologici ed un motivo c’è: è illustre e viene da lontano. Li chiamano Regi Lagni e sono una rete capillare di canali realizzati dai Borbone per lo scolo e l’irrigazione che attraversano le province di Napoli e Caserta, da Nola fino al litorale domizio e passando per i grandi comuni di Pomigliano D’arco, Afragola, Aversa e Giugliano, cingono una grande area metropolitana e agricola abitata da circa 3 milioni di persone.
Esempio di alta ingegneria idrica, i regi lagni coprono un’area di oltre mille chilometri quadrati e furono realizzati in soli 6 anni, cosa che ci lascia increduli se si pensa ai tempi biblici della pubblica amministrazione odierna, e precisamente agli inizi del quindicesimo secolo principalmente per porre rimedio alle frequenti esondazioni dei piccoli corsi d’acqua.
Attualmente sono famosi per motivi assai meno nobili dei suddetti e, in particolare, per l’alta tossicità delle proprie acque le quali attraversano vaste area martoriate da decenni di ecomafie finendo in parte nei pozzi dai quali si attinge l’acqua destinata all’irrigazione dei campi. Cinquant’anni di malgoverno nazionale e locale colluso con le ecomafie che sversano rifiuti speciali abusivamente, hanno trasformato questa incredibile opera in una cloaca a cielo aperto di cui, purtroppo, ancora si tacciono le reali condizioni. Eppure ancora oggi dobbiamo proprio ai regi lagni borbonici l’alta tolleranza idrica dei territori a nord di Napoli alle perturbazioni atmosferiche.
Sembra assurdo e surreale che lo sviluppatissimo nord si inginocchi alla prime intemperie e un’area così depressa e abbandonata, come l’agro aversano e nolano, resti in piedi.
Miracoli del malgoverno, fatto sta che il vecchio Regno delle Due Sicilie tirannico e sottosviluppato (ci atteniamo alla versione ufficiale fornitaci dalla storia e dai liberatori di turno) dal passato ci manda una atavica lezione di civiltà che non possiamo non cogliere nel giorno in cui l’ennesimo disastro idrogeologico ci mette dinanzi alla, purtroppo solita, conta delle vittime.
Il fiume di rifiuti, ripreso con una telecamera amatoriale i giorni scorsi a Saviano nel nolano all’interno di uno dei lagni in piena, ci ricorda, però, che anche questa rete idrica così perfetta necessita di manutenzione e di interventi seri di riqualificazione, per i quali nel 2009 furono anche stanziati fondi con una delibera della giunta regionale. Per esperienza diretta e indiretta possiamo solo sperare che i lagni reggano ancora per mille anni perché qualcosa ci dice che quei lavori non si faranno mai.
Attualmente sono famosi per motivi assai meno nobili dei suddetti e, in particolare, per l’alta tossicità delle proprie acque le quali attraversano vaste area martoriate da decenni di ecomafie finendo in parte nei pozzi dai quali si attinge l’acqua destinata all’irrigazione dei campi. Cinquant’anni di malgoverno nazionale e locale colluso con le ecomafie che sversano rifiuti speciali abusivamente, hanno trasformato questa incredibile opera in una cloaca a cielo aperto di cui, purtroppo, ancora si tacciono le reali condizioni. Eppure ancora oggi dobbiamo proprio ai regi lagni borbonici l’alta tolleranza idrica dei territori a nord di Napoli alle perturbazioni atmosferiche.
Sembra assurdo e surreale che lo sviluppatissimo nord si inginocchi alla prime intemperie e un’area così depressa e abbandonata, come l’agro aversano e nolano, resti in piedi.
Miracoli del malgoverno, fatto sta che il vecchio Regno delle Due Sicilie tirannico e sottosviluppato (ci atteniamo alla versione ufficiale fornitaci dalla storia e dai liberatori di turno) dal passato ci manda una atavica lezione di civiltà che non possiamo non cogliere nel giorno in cui l’ennesimo disastro idrogeologico ci mette dinanzi alla, purtroppo solita, conta delle vittime.
Il fiume di rifiuti, ripreso con una telecamera amatoriale i giorni scorsi a Saviano nel nolano all’interno di uno dei lagni in piena, ci ricorda, però, che anche questa rete idrica così perfetta necessita di manutenzione e di interventi seri di riqualificazione, per i quali nel 2009 furono anche stanziati fondi con una delibera della giunta regionale. Per esperienza diretta e indiretta possiamo solo sperare che i lagni reggano ancora per mille anni perché qualcosa ci dice che quei lavori non si faranno mai.