Piedimonte Matese.
Per onorare il prof. Marrocco il sindaco cosa fa?
di
Giuseppe Pace
Ricordare per almeno 2 generazioni serve alla nostra generazione. Ciò lo sosteneva Marrocco. Ricordare un’illustre personalità piedimontese, come quella del prof. Dante Bruno Marrocco, è d’obbligo per tutti e soprattutto per il primo cittadino piedimontese. Marrocco nacque a Piedimonte d’Alife nel 1915 e morì a Piedimonte Matese nel 2006. Nel sito dell’ASMV (Asssociazione Storica Medio Volturno) ideato dal prof. M Giugliano, tra le biografie, è possibile leggere i molti scritti lasciateci dal suo colto e laborioso Presidente, per 40 anni. Marrocco era Laureato in Lettere e in Filosofia presso l’Università di Napoli, insegnò presso vari istituti della Provincia di Caserta e dal 1968 al 1974 fu preside del Liceo Scientifico “G. Galilei” di Piedimonte d’Alife, mentre dal 1949 fu ispettore onorario ai Monumenti e direttore del locale Museo Civico intitolato al padre Raffaele. Nel 1965 Dante Marrocco ha rianimato l’antica Associazione Storica del Sannio Alifano, ne fece cambiare il nome in ASMV e ne ricoprì la carica di Presidente fino a qualche anno prima di morire, da Presidente Onorario. Ha stipulato a favore dell’ASMV l’atto di donazione di un fabbricato di sua proprietà in Piedimonte M., via Sorgente 4/6. Dei due necrologi, letti nella chiesa, durante i funerali del prof. D. B. Marrocco, ascoltai soprattutto quello del dr. Pasquale Simonelli, succeduto alla carica di Presidente dell’A.S.M.V., già prima del 2006. Simonelli, tra l’altro, affermò: …Viveva in maniera spartana, essenzialità di arredi nella sua camera da letto, essenzialità di abbigliamento, nulla aveva valore del superfluo che oggi angoscia la nostra società consumistica, il suo unico scopo era lavorare per l’ASMV, farla conoscere, attraverso di essa stimolare gli studiosi del nostro territorio a conservare e tramandare le tracce del nostro passato per non perderne la memoria… I necrologi che, invece, scriveva Marrocco erano sempre più corti man mano che invecchiava. Egli ebbe genitori colti e citava allo scrivente soprattutto quelli materni, i Carullo, sepolti, in parte, quasi di fronte al suo scarno loculo cimiteriale, ripreso nel recente saggio dedicato a “Piedimonte Matese e Letino tra Campania e Sannio”, che è in penombra dei libri di Piedimonte d’Alife e Matese scritti da D. B. Marrocco.
Nel 2000, Marrocco, seppe della nomina dello scrivente a commissario esterno di scienze naturali della maturità scientifica al liceo “C. Colombo” di Buenos Aires e lo incaricò di ricercare notizie delle sue 4 cugine materne a Mendoza. Fui aiutato nella ricerca da Luigi Pallaro, nativo del padovano e poi Senatore italiano eletto dagli altri emigrati in Argentina. Al ritorno consegnai al Presidente dell’ASMV vari articoli, di mass media dell’Argentina, che avevano scritto molto dello zio materno G. Carullo, astrofilo e mecenate a Mendoza, prima di morirvi nel 1933. Negli Annuari dell’ASMV, Marrocco ha spesso valorizzato, a suo modo, molti personaggi nati o viventi nel medio corso del fiume Volturno che definì con mticolosa cura dalla stretta di Roccaravindola (IS) A Triflisco (CE). Il predicato Matese a Piedimonte fu proposto e voluto tenacemente dal prof. D. B. Marrocco. Ma leggiamo ciò che scrisse in merito: ”Dopo aver svolto tutte le formalità necessarie il proponente gioì quando il 13 ottobre del 1970 la Gazzetta Ufficiale pubblicava l’avvenuto cambio del predicato Alife con Matese. Tra l’anziano prof. Dante Marrocco e lo scrivente, di 33 anni più piccolo, ci fu stima reciproca, anche se con opinioni diverse: monarchico e borbonico il primo e liberale il secondo. Una volta Marrocco gli disse: caro professore io amo la Monarchia che assicura stabilità di governo e permette meno di rubare ai politici. Eppure, nel 1943, Dante Marrocco, era tra i soci fondatori della Democrazia Cristiana piedimontese, che poi ha, nel suo piccolo e con moderata indipendenza, rispettato e manifestato ammirazione soprattutto per il Senatore Giacinto Bosco, che nominò tra i Soci Onorari della Sua rinata e rinominata ASMV, insieme al Vescovo Raffaele Pellecchia, l’On. locale Dante Cappello il 10-VI-1965, il cui nipote è Sindaco riconfermato. Marrocco si era costruita una visione severa della vita e conosceva le virtù umane che praticava come l’onestà e la perseveranza. Fu cordiale e burbero nel contempo, ma amò conoscere il nuovo nell’antico come quella volta, che si rallegrò ascoltando attentamente Paola e Luigi Pace- due figli di chi scrive- che gli cantarono, a Boiano(CB), dove fu nostro ospite a pranzo, la canzonetta in voga nel padovano ”Me compare Giacometto”. Come professore di Lettere dell’avviamento industriale di Napoli e del “G. Ferraris” di Piedimonted’Alife, fu gioviale con i suoi studenti, come testimoniato dal suo ex allievo Mario Stocchetti di Letino. Stocchetti, che ha frequentato l’avviamento industriale a Piedimonte d’Alife, incontradoci vicino alla piedimontese Fontana Tonda, disse: “prof. Marrocco, si ricorda di me all’Avviamento industriale, quando mi sfidava a braccio di ferro?” Il curioso dettaglio del braccio di ferro con gli allievi, è indice anche del Marrocco sportivo, che amava la ginnastica in casa, nel chiuso giardinetto e di mattina presto, nonchè le scalate al Matese e alla sue cime. In quest’ultimo aspetto somiglia, un po’, a chi gli sta scrivendo il suo quasi necrologio, così diverso da quello di altri? Marrocco è stato un piedimontese di vasta e profonda cultura: avevo 13 anni quando, per la prima volta, lo vidi e sentii descrivere, con entusiasmo contagioso, i prestigiosi fossili del Cretacico di Pietraroia. Noi giovanissimi eravamo al campeggio dell’Azione Cattolica diocesana, a Capo di Campo con direttore Carlo D’Andrea, vicinissimi a dov’è ora il ristorante ”l’impiccato” e il prof. Marrocco ci attese oltre Bocca della Selva (che raggiungemmo a piedi lungo il vallone cusanese che parte dalla “Fontana del Corvo”), sulla panoramica e suggestiva Civita di Cusano Mutri. Fare il Presidente dell’ASMV per lui era questione vitale e curava, con puntuale dovizia, tutti i particolari per riessere eletto Presidente alla scadenza periodica. Nella lapide cimiteriale, Marrocco, così viene ricordato ”Scrisse di Storia del Meridione”. Insieme costituimmo, il Centro di Cultura Meridionale, del quale lui divenne Presidente, il preside Sebastiano Cunti Vice presidente e chi scrive Segretario. Come uomo Marrocco era un pessimista ben informato, severo nei giudizi, ma fiducioso, generoso con i più giovani che ammirava, tollerante con chi la pensava diversamente se non polemizzava. La censura la praticò nei suoi scritti, anche col padre Raffaele nel commentargli un articolo per l’ASSA (Associazione Storica del Sannio Alifano). Raffaele Marrocco, ci ha donato meno e diverse pubblicazioni del pure illustre figlio Dante Bruno; il padre scriveva sulla necessità d’appartenenza al Sannio di Piedimonte d’Alife. Insomma il padre fu più realista del figlio? Ai contemporanei e ai posteri l’ardua sentenza! Del figlio in questa sede si riportano solo poche pubblicazioni, mentre del padre, invece, tutte quelle che sono segnate a suo nome nell’elenco dei soci dell’ASMV, dove risulta anche lo scrivente con i tre articoli. Marrocco D. B. ha scritto: L’Antica Alife, Piedimonte d’Alife 1951, Piedimonte Matese (I ediz. 1961, II ediz. 1980, III ediz. 1999), La Guerra nel Medio Volturno nel 1943 (1974), La Guida del Medio Volturno (1985); curò, inoltre, più di 10 Annuari dell’ASMV e oltre 20 Quaderni di cultura, Documenti per la storia dei Paesi del Medio Volturno, molti articoli su stampe varie, guide turistiche ed opuscoli commemorativi, come quelli del Famedio: ammirato nella villa comunale della sua città, epicentrale e ubicata ai piedi del Matese meridionale. Raffaele il padre, invece, ha scritto: Catalogo del Museo Civico di Piedimonte d’Alife, dattiloscritto in tre sezioni, 1935; Di alcune monete dell’antica Alife (Risposta a Nicola Borrelli), in “Samnium” Anno V, n. 4, Benevento 1932; Il Matese, 1940; Il Museo Campano-Sannita di Piedimonte, in “Archivio Storico del Sannio Alifano e Contrade limitrofe, Anno I, n. 1, Piedimonte d’Alife 1916; Il simbolismo nella moneta dell’antica Beneventum, in “Bollettino di Numismatica”, 1929, Anno I, n. 2; La monetazione alifana, in “Rivista Storica del Sannio”, Anno I, n. 2, Benevento 1915 e in “Rivista Italiana di Numismatica e scienze affini”, Anno XXIX, fasc. III, Milano 1916; Memorie storiche di Piedimonte d’Alife, Piedimonte d’Alife 1926; Un’ultima parola su Alife ed Alliba, Benevento 1933. Di certo Dante Marrocco amò Piedimonte e ne animò il cambio del predicato da Alife a Matese. Marrocco possedeva una vasta cultura, che spesso lasciava trasparire più conoscenze del passato, ma ha anche scritto che noi ci “interessiamo molto del tempo dove siamo protagonisti o al più di una e due generazioni precedenti”. Era un monarchico-borbonico convinto. Possiamo azzardare e dire che avrebbe letto e condiviso il saggio di moda attuale del pugliese P. Aprile “Terroni”, che tanto viene citato dai Meridionalisti piagnoni e dalla Lega Nord, non dallo scrivente che lo giudica negativamente perché di parte e un po’ troppo offensivo per i garibaldini volontari, che immolarono la loro giovane vita per il nostro Risorgimento, tra cui molti avvocati, medici, ingegneri, veterinari. Per un futuro più radioso del Centro di Cultura Meridionale, Marrocco, pensò subito chi avrebbe dovuto inserire tra i Soci d’Onore, illustri nomi della nobiltà piedimontese: i Gaetani, che rispettava ed illustrava nelle sue pubblicazioni. Gli ricordavo spesso di non essere monarchico, ma lui di rimbalzo precisava: ”questa vostra democrazia combina solo danni sociali”. Marrocco, nell’illustrare un figlio del medio corso del Volturno, Enrico Maria Fusco, nato sul Matese beneventano, come il più grande letterato del medio Volturno, precisò che era stato stato Socialista idealista, ingenuo, ma ne rispettò gli ideali e le scelte della vita di professore liceale bolognese. In questo e in altri suoi scritti, si nota la notevole tolleranza ideale e politica di Dante Marrocco verso chi aveva idee molto diverse dalle sue. Altro esempio di tolleranza si nota nei suoi scritti verso l’On. Beniamino Caso, nativo di San Gregorio Matese e illustre figura liberale del Matese. Marrocco era un borbonico e meridionalista convinto e a pag. 182 del suo Piedimonte Matese, II edizione, parteggiando apertamente per i Gaetani, scrisse: “il giovane conte Raffaele Gaetani, Guardia del corpo del Re e temibile spadaccino, colla sciabola sguainata impedì la distruzione dei palazzi di Caso e Del Giudice a Piedimonte”. Egli giustificava Caso e definiva Liborio Romano: “ineffabile e uno dei più grandi traditori della storia”. Così scrive in merito agli avvenimenti locali del 1860: ” Piedimonte -come tutto il Regno- era in gran parte fedele”. Il gruppo liberale logicamente era per la costituzione ma non per la distruzione del Regno, era federalista: federazione degli stati italiani. In un secondo momento si sviluppò fra noi il movimento unitario, di annessione al Piemonte, al regno di casa Savoia, combaciante col territorio nazionale….”. Quando il prof. Marrocco parlava di Venafro (IS) si entusiasmava perché ne ammirava il ruolo di Colonia di Roma, preferita da Augusto, mentre quando parlava del Sannio e dei Sanniti si rabbiava perché li considerava un po’ caparbi per non aver capito la superiore civiltà che Roma portava agli altri popoli. Affermava spesso: “i Sanniti non esistono più, Roma li sterminò tutti. Non lasciatevi influenzare da quelli che si rifanno ai Sanniti, voi giovani”. Forse i suoi studi storici, le letture e l’amore verso la grandezza di Roma antica, lo portarono a stravedere, come l’innamorato per l’innamorata, per i Romani più che per altri popoli e stati precedenti, oggi in notevole rivalutazione da parte degli storici come ad esempio i Sanniti in Italia e i Daci in Romania. Il Filosofo Marrocco ripeteva spesso: “bisogna pensare come se si morisse il giorno dopo e vivere come se non si dovesse morire mai”. Egli fu profeta di memoria storica localistica e valorizzò, con lapidi commemorative, illustri studiosi del medio Volturno, come a Cusano M. Giuseppe Cassella (Astronomo, commentato dal Matematico piedimontese Luigi Pepe che insegna all’Università di Ferrara), a Faicchio l’inventore del simografo elettromagnetico Luigi Palmieri (esaminato dal prof. del Liceo scientifico piedimontese, M Giugliano, che ha anche il merito di aver informatizzato la nostra ASMV), ecc.. Marrocco merita l’intitolazione di una scuola oppure di una piazza nella sua amata Piedimonte M., ma anche nelle comunità civili di: Venafro, Telese, Cerreto S., San Gregorio M., Castello M., Prata S., Solopaca, Guardia S., Pontelandolfo, Casalduni, Caiazzo, ecc. Intanto al famedio della Villa Comunale di Piedimonte manca un IV busto bronzeo, quello di Dante B. Marrocco. Si spera che ciò sia possibile e si invita a proporlo ed attuarlo l’Avv. Vincenzo Cappello, Sindaco di Piedimonte Matese, riconfermato dai suoi elettori per un altro quinquennio. Nel 2016 saranno trascorsi 10 anni dalla morte dell’illustre piedimontese prima illustrato. L’Avv. Vinenzo Cappello sarà ancora primo cittadino, che non deve e non può dimenticare l’illustre uomo piedimontese di vasta e proficua cultura che ha dato molto, soprattutto alla nostra bella cittadina, ubicata ai piedi meridionali del Matese. Del Matese e di Piedinmonte ci hanno lasciato scritti: 1) gli svizzeri imprenditori locali come Gian Gasparre Egg, che scrisse: ”Non c’è rosa senza spina, ma Piedimonte non cessa di essere un sito incantevole e prediletto per chi vi è nato…, e quantunque lontano, sarà sempre indimenticabile”; 2) il poeta L. Paterno: ”L’alto Matese, a cui gelate nevi…coprono il mento e la canuta testa…” e ” natura non creò più né verdi poggi, né valli più fiorite o colli allegri…”, e D.B. Marrocco che ricordando Paterno lo infiorava così: ”Nell’angolo sotto al Matese, dove soffia il vento dei monti e il Torano splendeva e muggiva, non potevano mancare la poesia e la musica del concittadino poeta Ludovico Paterno”. A me l’obbligo di avere ricordato l’illustre concittadino D. B. Marrocco dalle colonne di questo mass media casertano oltre che ad averlo menzionato, più ampiamente, in: ”Piedimonte Matese e Letino tra Campania e Sannio”, saggio reperibile nell’edicole piedimontesi, ma non ancora presentato in Museo civico, Biblioteca comunale o altrove: meglio tardi che mai, si spera, anche se “Nemo profeta in patria” ha un lontano richiamo memorabile, che si perde nel ruggito del Torano: ascoltato, in sordina, anche da Marrocco, figlio di Raffaele.
FONTE: Caserta24 Ore
Pubblicato il 17 luglio 2012
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