Reggia di Carditello presa d'assalto...da telecamere
Operatori, cronisti e fotoreporter hanno documentato
lo stato attuale in cui versa il Real Sito di Carditello
San Tammaro - Nel corso della mattinata di sabato, il Real sito di Carditello, è stato preso d’assedio da telecamere e macchine fotografiche. Un drappello di operatori, cronisti e reporter, si sono dati appuntamento all’esterno della casina reale, per documentare, da più angolazioni, le condizioni in cui versa il monumento borbonico. Nei giorni scorsi Interno18 aveva inoltrato, presso l’ufficio del curatore fallimentare, la richiesta per accedere al sito e documentare, attraverso riprese televisive, lo stato attuale della Real tenuta. La richiesta, manco a dirlo, è stata respinta a causa del vincolo giudiziario che inibisce l’accesso alla struttura. Questo non ha fermato i cronisti che, dall’esterno, hanno potuto comunque documentare il degrado che mortifica l’intera area dove sorge la fattoria che fu dei Borbone. Le polemiche, le discussioni e le tavole rotonde sull’argomento, si moltiplicano come si moltiplicano le iniziative a tutela del bene, da parte delle associazioni culturali, sparse sul territorio. Ha suscitato molto interesse, ad esempio, l’iniziativa dell’associazione no profit partenopea, “Orange Revolution.” I volontari di questo gruppo, di cui è presidente Raffaella Forgione, sono attivissimi su più fronti. Oltre ad aver superato le cinquemila firme, raccolte in poco più di trenta giorni grazie alla petizione online, lanciata per la salvaguardia del sito di Carditello, hanno proposto, a tutti i comuni della Campania, di creare una cordata per l’acquisto del monumento, attraverso l’esborso di un euro ad abitante. Una soluzione realizzabile, alla quale sembra stiano arrivando le prime adesioni. Il popolo e le associazione però, visto lo stato dell’arte e considerato l’assoluto immobilismo della Regione di Caldoro, non sono particolarmente fiduciosi, circa una favorevole risoluzione della vicenda. Ma forse occorre guardare oltre per capire il perché di un simile atteggiamento. Molti infatti, riflettono sul piano rifiuti elaborato dall’Ente Regione. Quel piano, che umilia ancora una volta la provincia di Caserta, prevede la nascita di strutture del ciclo dei rifiuti a Santa Maria Capua Vetere e a Capua. Considerato inoltre che, a poche centinaia di metri dalla reggia si staglia il sinistro profilo della discarica di Maruzzella, l’arcano è svelato. Perché mai, Caldoro o il Ministero competente, dovrebbe investire nel restauro della fattoria borbonica e nel rilancio turistico di questa provincia se, Terra di Lavoro, è destinata ad accogliere solo immondizia? Mentre il dossier epidemiologico appena pubblicato dall'Istituto Pascale ha dimostrato che in Campania, c'è un vertiginoso aumento della mortalità per tumori causati dall'inquinamento e dai rifiuti tossici, il piano della regione Campania si propone di risolvere il trattamento dei rifiuti, con la realizzazione di nuovi inceneritori e discariche. Questo progetto sui rifiuti, che sembra non rispettare la normativa europea che impone, entro il 2020, il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata, sovradimensiona il fabbisogno di impianti senza prevedere bonifiche ambientali dei territori inquinati da discariche autorizzate ed abusive. Un beffa al territorio, alla provincia di Caserta e alla memoria dei Borbone che, fin dal 1700, praticavano la raccolta differenziata, con tanto di pianificazione settimanale per il ritiro dei diversi materiali. Oggi, la Reggia di Carditello, cade al centro di un triangolo maledetto di immondizia e forse, fatta questa considerazione, si spiega anche il perché, si siano perse le tracce di quei centomila euro per la presunta fondazione Carditello, che tanto avevano infiammato l’animo di qualche consigliere regionale, che non aveva esitato a cantare vittoria. Per quanto agonizzante, la fattoria borbonica, continua a raccontare la sua storia.
Fonte: INTERNO 18 del 20.02.2012