CREARE CONFUSIONE
La nuova strategia di “mamma RAI”
di
Alessandro Romano
Sarebbe stato da boicottare e lasciato perdere nell’indifferenza se non fosse andato in onda in prima serata su RAI 1. Parlo del recente film televisivo sulla vita del Brigante Crocco, “Il generale dei Briganti”.
Abbiamo impiegato 20 anni per rivalutare la figura di uno dei maggiori briganti legittimisti, un uomo combattuto tra l’amore per la propria terra, l’onore, la fede ed il forte desiderio di riscatto e vendetta nei riguardi di coloro che erano venuti a depredare ed a sottomettere con la forza delle armi e con l’inganno delle ideologie.
La manovra di chi ancora detiene il potere dell’informazione è chiara e c’era da aspettarselo: appropriarsi dei nostri simboli e dei nostri personaggi, finalmente rivalutati e ricostruiti, per vestirli di un’ideologia a loro estranea che, di fatto, rinnega il loro vero valore etico ed i loro veri ideali politici e morali per i quali hanno combattuto e sono morti.
Ecco perché nel film di RAI 1 un gruppo di Briganti diventa incredibilmente garibaldino mentre un barone meridionale (Guarino), nemico naturale dei Borbone che lo hanno totalmente spodestato dei feudi, diventa addirittura il consigliere del re.
E’ chiaro che anche in questo caso il teorema non deve e non può cambiare: comunque la metti, vuoi o non vuoi, i Borbone sono sempre responsabili.
Ma a parte i Borbone che devono sempre apparire buoni a nulla ed opportunisti, con questa fiction persino le vicende ormai accettate dalla storiografia di regime sono state totalmente travisate.
Carmine Crocco, detto “Donatelli”, fu garibaldino, è vero, ma quando non era ancora Brigante. Infatti, arruolatosi nelle camice rosse ed accortosi dell’errore, diventò Brigante legittimista, muovendo un'accanita guerriglia antipiemontese in nome del re Borbone e di uno stato che, per oltre un secolo, aveva assicurato pace, terra e lavoro a tutti.
Credere che Mazzini e Garibaldi fossero stati ingannati dal Savoia ed ignorare, invece, che erano entrambi “dipendenti” della Massoneria che aveva imposto quelle gerarchie di comando e quelle alleanze, è come credere che Gesù Cristo sia morto di freddo e non per i chiodi.
Il “Risorgimento” fu una congiuntura di uomini e di stati, asserviti ad un sistema politico ben preciso, ottimamente architettata che operò ai danni della nostra Gente e di tutti gli italiani per impedire la nascita della vera Italia, una nuova nazione nel cuore del Mediterraneo che avrebbe messo in discussione le politiche del mondo. Fu un vero e proprio complotto internazionale, i cui falsi principi di libertà e di uguaglianza sono tuttora difesi dalla storiografia di regime e dai soliti registi e giornalisti “ciucci e venduti”.
Ora, alla valanga di mail di protesta che stanno giungendo alla RAI da tutto un popolo informato e, perciò, arrabbiato, sicuramente si risponderà, come al solito, che essendo quella una fiction ha il valore di un romanzo e come tale va presa. E perchè allora con lo stesso spirito romanzesco un bel giorno mamma Rai non si impegna, sempre con i soldi dei suoi abbonati forzati, a produrre un film nel quale Garibaldi appare come un predone e Mazzini un delinquente mandante di crimini ed assassini al soldo dell’Inghilterra? Tanto è una fiction. Questo sì che sarebbe un bel romanzo, un vero scup che, tra l’altro, andrebbe al di là di ogni immaginazione perchè corrispondente alla verità storica.
Purtroppo “l’Italia è un Paese che non è ancora maturo per la verità”, disse “qualcuno”, ed in base a questo principio ogni richiesta di verità storica, da qualsiasi direzione essa giunga, viene sistematicamente bollata come una strategia messa in atto per destabilizzare la cultura.
Con un tale presupposto, la recente trasmissione televisiva rappresenta la nuova strategia promossa da “mamma rai”: creare confusione per camuffare la verità. Probabilmente ancora credono che non siamo maturi per meritarla la verità.
Infatti, molti telespettatori dopo aver visto la fiction sul generale Crocco, sono ormai convinti che questa Italia è stata fatta dai Briganti, traditi dai baroni, ma amici di Garibaldi e non più da Garibaldi mandato dai Savoia alleati dei baroni nemici dei Borbone e nemici dei Briganti. Mah!
E se questa non è confusione diteci un po’ voi come chiamarla.
Se non avete una risposta, provate a chiederlo alla RAI ai seguenti indirizzi:
http://www.rai1.rai.it/dl/RaiUno/contatti.html (selezionando sezione tg 1)
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A PROPOSITO DI
BRIGANTI
Anche tra i loro “addetti ai lavori” qualcuno comincia a perdere la pazienza, fino ad arrivare a criticare aspramente l'ultimo sceneggiato televisivo trasmesso dalla Rai.
Inoltre ha preso vita un coro unanime di proteste, anche pungenti, di chi, ormai stufo, intima alla TV di Stato di smetterla con questi polpettoni intrisi della più infima ed indifendibile retorica risorgimentale.
La speranza è che, una volta per sempre, la finiscano di propagandare falsità storiche su quella che fu una immane tragedia di cui, ancor oggi, i popoli del Sud ne stanno pagando le dure conseguenze.
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Dal quotidiano IL GIORNALE del 14 febbraio 2012, pag. 30
Spett.le RAI
sono un cittadino che, da sempre e puntualmente entro il 31 gennaio di ogni anno, paga il canone RAI.
Quale Vostro affezionato telespettatore ed anche perché studioso di storia, ho assistito con iniziale entusiasmo alla fiction “Il Generale dei Briganti”, che avete mandato in onda domenica e lunedì scorsi. Ma, come persona intellettualmente onesta ed amante della verità storica, sono rimasto totalmente deluso.
Lo sceneggiato in questione ha soprattutto offeso la mia intelligenza di buon conoscitore della storia del risorgimento e del cosiddetto “brigantaggio post-unitario”. Infatti, con cognizione di causa, posso affermare che la “vera” storia della vita di Carmine Crocco Donatelli non è assolutamente quella che ci avete raccontato nelle due puntate da Voi mandate in onda, addirittura in prima serata! A tale riguardo potrei suggerirvi l’istruttiva lettura della biografia del personaggio (una per tutte “Il brigante che si fece generale”, pubblicata a cura di Valentino Romano), oppure la visione del film (“storico” nella più appropriata accezione del temine, in quanto trattasi di uno splendido esempio di trama avvincente, coerenza storica e onestà intellettuale!) “Li chiamarono... briganti” di Pasquale Squitieri. Qualora non possediate copia di questo film (cosa questa che mi sembra impossibile, poiché la grande RAI dovrebbe averne almeno una nei suoi archivi), vi invito a visionare il meraviglioso sceneggiato televisivo (che fu edito proprio da Voi) “L’eredità della Priora” di Carlo Alianello.
Nella “finta” fiction su Crocco (sebbene nell’ultimo fotogramma dello sceneggiato tentiate di salvarVi in calcio d’angolo attraverso l’avvertenza che si tratta di un lavoro, frutto di fantasia, “liberamente ispirato da vicende storicamente accadute”) propinataci, purtroppo, ne esce malconcia soprattutto la Storia. Delle due l’una: o avreste dovuto rimanere fedeli alla verità storica dei fatti (cosa che non c’è stata), oppure non avreste dovuto assolutamente utilizzare i nomi di Carmine Crocco, di Nicola Summa (detto Ninco Nanco), di Francesco II di Borbone, di Garibaldi, del traditore Caruso, etc., in quanto questi sono personaggi appartenenti ad un’altra storia, totalmente diversa da quella che ci avete raccontato.
Senza voler scendere nei particolari, cosa questa che ci porterebbe molto lontano, mi permetto di osservare che, nella circostanza, la RAI non ha fornito un buon servizio, in quanto (pur senza entrare nel merito artistico-culturale), a mio parere, si è trattato di un lavoro televisivo di infimo (se non proprio nullo!) valore storico che, da un lato, ha arrecato una mortificante offesa all’intelligenza dei conoscitori delle “vere” vicende risorgimentali, dall’altro, per i disinformati in materia, è stata una trasmissione altamente diseducativa!
Sì, avete capito bene: “diseducativa”, perché la storia deve essere “maestra di vita” ed è necessario far conoscere a tutti la verità, anche se scomoda, perché le bugie, non solo non portano da nessuna parte, ma soprattutto inaspriscono l’animo di chi le subisce. Ed anche se le storia è mostruosa (come lo è quella del risorgimento italiano e della conquista manu militari del Regno delle Due Sicilie), bisogna ricordarla e raccontarla proprio com’è stata e non manipolata, stravolta, falsificata!
Questo povero nostro Paese, per conoscere e per capire il proprio passato, ha bisogno di filmati pienamente rispettosi della Verità Storica e non di polpettoni alla beautifull che, al contrario, aumentano solo la confusione e la disinformazione.
Pertanto, non solo in qualità di abbonato, ma anche e soprattutto come cittadino, chiedo semplicemente la Verità.
Tanto premesso, credo che la RAI, qualora voglia porre rimedio al lamentato inconveniente, dimostrando di essere veramente imparziale e rispettosa nei confronti di tutto il suo pubblico, debba mandare in onda in prima serata il sopra menzionato film di Squitieri od, in subordine, l’intero sceneggiato televisivo “L’eredità della Priora”.
Diversamente, se codesto Ente pubblico non recupererà la fiducia persa, vi preannunzio che io ed i miei familiari (nonché, probabilmente, le tante persone a me vicine: parenti, amici e conoscenti, alle quali esporrò le medesime considerazioni, con una pubblicità decisamente negativa per Voi), d’ora in poi, non seguiremo più qualsivoglia trasmissione RAI, a cominciare dal Festival di Sanremo, che inizia ad andare in onda proprio da questa sera.
Ringraziando per la cortese attenzione e confidando nell’onestà intellettuale di chi legge, porgo i più distinti saluti, dott. Ubaldo Ettore Sterlicchio.
Telese Terme, 14 febbraio 2012.