NAPOLI
Il registra Pino Tordiglione visita la mostra di “Partono i Bastimenti”
“Suggestiva questa mostra, una ricostruzione straordinaria, meticolosa, fatta di documenti e video che richiamano alla memoria i sacrifici e le sofferenze dei nostri padri in America, compreso mio nonno che diede le sue gambe alla Città di Boston rimanendo paralizzato a causa di una frana durante la costruzione della rete fognaria della Città. E’ la storia di tutti, un esempio per capire, oggi, il fenomeno dell’immigrazione. Ho realizzato tanti documentari sull’emigrazione italiana in Usa, sia per Raiuno che per Rai International, ma rivedere quelle scene e’ come se fosse sempre la prima volta, ti attanagliano ad un ricordo così lontano e vicino nel contempo, e ti prende sulla pelle facendoti rievocare forti emozioni.” Così ha dichiarato il regista Pino Tordiglione alla visita della mostra.
L’emigrazione italiana nel continente americano è un tema affascinante, di cui, sembra quasi incredibile, molto resta da scoprire. Aprirà i battenti lunedì 8 ottobre (e resterà aperta fino al 13 dicembre), presso le sale dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, la mostra “Partono i Bastimenti” è promossa dalla Fondazione Roma – Mediterraneo. L’inaugurazione avrà luogo alle 18;00 con uno spettacolo di canzoni degli emigranti e con la proiezione di documenti legati a 100 anni di “storie d’Italia”, colme sia di drammi che di successi, raccontate con dovizia di particolari attraverso ricostruzioni e documenti d’epoca che mettono a fuoco uno dei capitoli più intensi vissuti dagli italiani. Da tutti gli italiani, che da Nord a Sud diedero vita alla Grande Emigrazione al termine del processo di unità nazionale, dal 1861 fino ai primi anni ’60 del secolo successivo. Non solo meridionali, come troppo spesso viene raccontato, ma anche dal Nord furono in molti (soprattutto dal 1860 al 1900) a tentare la fortuna oltreoceano.
Passeggiando all’interno della mostra ci troveremo di fronte ad innumerevoli spaccati a volte tenuti un po’ troppo in secondo piano, come ciò che accadde a New York il 14 maggio 1848: per decisione del comandante Corrao, la “Carolina”, nave proveniente da Palermo (già, proprio dal Regno delle Due Sicilie), issò il tricolore entrando nel porto della Grande Mela suscitando l’entusiasmo degli esuli italiani. E’ invece diversa la storia di una nave ancorata nel porto di Napoli, ricostruita minuziosamente con un modellino, e pronta a salpare una volta terminato l’imbarco: si tratta dei soldati dell’esercito borbonico, sconfitti e deportati su navi piemontesi ed americane fino a New Orleans. Dal dicembre del 1860 ai primi mesi del 1861 migliaia di giovani furono esiliati in terre forse mai sentite neanche nominare e lì costretti a prendere parte alla grande guerra civile americana, arruolati con i secessionisti del Sud. Solo in nove alla fine della guerra decisero di ritornare in patria.
Sono solo due delle innumerevoli storie raccontate dalla mostra “Partono i Bastimenti”, che cerca di fare luce sulle gesta di una serie di eroi senza nome, che si è riversata tanto nel Nord, quanto nel Sud America, dove, come emerge dalle parole del presidente della Fondazione Roma – Mediterraneo Prof. Avv. Emanuele Francesco Maria Emmanuele, “le comunità di origine italiana hanno una forte rappresentatività grazie all’impegno da esse profuso nel mondo del lavoro, e ciò nonostante eventi che hanno dato una visione ben diversa da quella proba e laboriosa che nel complesso è stata fornita.”
Grazie alla raccolta di foto, documenti, reperti e suppellettili, viene alla luce una storia italiana ed internazionale, dai “viaggi della speranza” finiti spesso in drammatici naufragi delle carrette fino alla tragedia dell’11 settembre 2001, dove centinaia di italo americani, tra vigili del fuoco e forze dell’ordine, sono morti eroicamente nel tentativo prestare soccorso a chi era rimasto intrappolato in ciò che restava delle Torri Gemelle. Una moltitudine di eroi che pur arrivando in America tra mille difficoltà, e dopo aver subito tremende umiliazioni, è riuscita a trovare un posto per sé e ad inserirsi in contesti nuovi diventandone protagonista: basti pensare alla tipicità delle Little Italy, alla canzone italiana (di cui nella rassegna troveremo numerose “copielle”, spesso connotate dalla disperazione mista alla capacità di sdrammatizzare tutta napoletana), alle radici stesse del tango che affondano nel Bel Paese: non sono in molti a sapere che molte delle musiche del tango sono di autori italiani. “Nelle loro composizioni cantarono la vita di tutti i giorni nel nuovo mondo, passioni, illusioni e delusioni, ma anche la nostalgia per la Patria perduta” – nelle parole di Francesco Nicotra, Direttore dei progetti speciali della NIAF e curatore della mostra.
Quella degli italiani in America è una storia, infatti, che racconta un grandissimo attaccamento alle proprie origini, quando durante la Grande Guerra circa 300.000 giovani italo americani non ci pensarono due volte per venire a difendere la terra dei loro padri o nonni, o quando durante la Seconda guerra Mondiale tantissimi tra il milione e duecentomila dei soldati di origine italiana chiesero espressamente di prestare servizio nel Pacifico pur di non essere costretti ad una guerra fratricida.
Ma quella degli “italiani d’america” è una storia caratterizzata anche da luci e bagliori, da personaggi che hanno saputo fare la storia, come il Sindaco di New York, Fiorello La Guardia, il regista Frank Capra, Joe Di Maggio o Geraldine Ferraro, la prima donna candidata alla carica di vicepresidente degli Stati Uniti d’America.
“Partono i Bastimenti” racconta tutto questo e molto altro ancora nelle splendide sale dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, attraverso una ricca raccolta di documenti originali, come modelli in scala di navi storiche dell’emigrazione, riproduzioni dei “puzzle” di Ellis Island (che servivano a determinare la sanità mentale degli emigranti), quadri, lettere e perfino i bagagli, spesso completi di corredo, strumenti musicali ed ex voto dei santi patroni di chi disse addio alla propria terra e partì per una nuova speranza.
Fonte: pt agency new