“Il cranio del bandito Villella non lo ridiamo”
Il Museo “Lombroso” contro i Neoborbonici
Intervista al coordinatore dei musei universitari di Torino
di
Sergio Rizza
Mi consenta a…Giacomo Giacobini, docente di Anatomia, coordinatore del polo museale universitario Torinese e presidente dell’Associazione nazionale Musei scientifici.
Professore, la vicenda pare surreale. Un magistrato di Lamezia Terme ha ordinato al Museo “Lombroso” di Antropologia Criminale di Torino di restituire al Comune calabrese di Motta Santa Lucia, autore di un esposto in tal senso assieme al Movimento Neoborbonico, la testa del criminale Giuseppe Villella affinché abbia degna sepoltura. E voi questa testa proprio non la volete dare. Farete ricorso?
L’ufficio legale dell’Università sta vagliando il provvedimento del giudice. Valuteremo. Quello che so è che c’è una legge dello Stato del 2004, il Codice dei Beni culturali, che elenca gli oggetti e le collezioni (tra cui quelle anatomiche) che devono essere tutelate. E che quindi sono inalienabili. E c’è anche un altro aspetto.
Quale?
Questo cranio è speciale. È conosciuto in tutto il mondo. Ha un’importanza storica e scientifica enorme. Lombroso si servì su di esso per fondare l’atavismo, una teoria certamente sbagliata, ci mancherebbe. E da questo cranio è anche nata la psicopatologia forense.
Ok, ma a parte l’aspetto legale-scientifico ce n’è uno, diciamo così, di sensibilità. Un reperto da tutelare è, chessò, un sarcofago etrusco, mica la testa di mio nonno.
Ma questo è morto a fine Ottocento, ed è comunque comune che in un museo o in un ossario siano esposti resti di persone note. L’importante è che sia esposto in modo rispettoso, rispondente al codice dell’International Council of Museums. Noi, poi, lo esponiamo proprio per dimostrare che l’atavismo di Lombroso è una teoria sbagliata.
Fine Ottocento non è così tanto tempo fa. Ripeto: se fosse proprio la testa di suo nonno?
Non mi darebbe nessun fastidio, nel modo più assoluto.
In ogni caso la testa non è reclamata dagli eredi ma dal Movimento Neoborbonico, che così vuole scrivere per il Sud conquistato dai piemontesi una “narrazione” diversa.
Discutibile. L’atavismo di Lombroso non era “localizzato” nel Meridione. E Villella non era un brigante, poi, ma un semplice ladro.
Occhio, perché i neoborbonici vogliono anche le spoglie del brigante Crocco. Le avete voi?
No, no.
Magari avete qualche altro reperto “a rischio”.
Non mi pare. Quello che ci è successo con la testa di Villella è eccezionale. Ha solo un precedente: la testa di Passannante, l’attentatore di Umberto I, che fu “tolta” al Museo Criminologico di Roma e restituita al Comune di origine. Ma, ripeto, il cranio di Villella è davvero un’altra cosa e ha tutta un’altra importanza scientifica.
Fonte: Metro News