Come ampiamente preannunciato attraverso questa Rete e tutti i siti ad essa collegati, si è tenuta a Napoli ed in Campania la visita dell’augusta Famiglia Reale, nostro orgoglio e nostra forza identitaria.
L’accoglienza riservata ai Principi dalla nostra Gente è stata come di consueto delle più calorose. Nel pomeriggio del 25, prima della celebrazione eucaristica per l’investitura dei nuovi cavalieri, nel sagrato della Basilica di Santa Chiara ad attendere Carlo, Camilla e le principessine c’erano gli attivisti del Movimento e la Banda Musicale dei “Reali Pompieri” napoletani che, schierati in alta uniforme storica, hanno intonato l’Inno Reale commuovendo tutti i presenti e gli stessi Principi.
Poi nella chiesa la celebrazione solenne.
Alleghiamo il comunicato del Movimento, alcune foto dell’evento ed un articolo-intervista pubblicato dal Corriere del Mezzogiorno che dà un’idea corretta del forte sentimento di appartenenza che anima la coppia Reale.
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MOVIMENTO NEOBORBONICO
Comunicato
Nel cortile i Neoborbonici hanno salutato il loro arrivo con la Fanfara dei Vigili del Fuoco del Comando Provinciale di Napoli guidati dal Maestro Lettiero e da Roberto Cantagallo e Filippo Mosca: 40 musicisti in perfetta divisa dei pompieri di epoca borbonica che hanno eseguito (nella commozione dei Principi e dei presenti) l’inno nazionale delle Due Sicilie di Giovanni Paisiello.
Il presidente De Crescenzo, con numerosi delegati e dirigenti, ha regalato alle piccole Maria Carolina e Maria Chiara, a nome del Movimento Neoborbonico, due cammei lavorati, “simbolo dei primati produttivi duosiciliani, portafortuna senza tempo e tradizionale dono del Popolo Napoletano presso la corte borbonica, fusione del mondo naturale, vegetale e animale del nostro antico Regno”.
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CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
del 26 giugno 2012
La
visita dei reali
Dall'Albergo dei Poveri a
Carditello:
le amarezze del principe di Borbone
Carlo
e Camilla a Napoli con le figlie: «Basterebbe
poco per il rilancio»
NAPOLI — E' stata una giornata frenetica quella di
ieri per Carlo e Camilla di Borbone. Il principe e la principessa delle Due
Sicilie sono da qualche giorno in Campania per una serie di appuntamenti
istituzionali e privati. La delegazione regionale del Sacro Ordine Costantiniano
di San Giorgio, guidata da Pierluigi Sanfelice di Bagnoli, ha svolto un lavoro
puntuale che ha preceduto l'arrivo dei Borbone che si sono spostati fra Caserta,
Capri, Salerno e Napoli per incontri pubblici, investiture, cerimonie ufficiali.
Il primo degli impegni di ieri, il conferimento dell'onorificenza di
Commendatore del Sacro Ordine Militare Costantiniano di San Giorgio al primo
cittadino di Salerno, Vincenzo De Luca. «Ho trovato un sindaco combattente —
racconta il principe —. Molto deciso. Ha saputo dare a Salerno tanti primati,
fra cui quello della raccolta differenziata. E poi ho visto un Lungomare molto
più bello dell'ultima volta che sono stato a Salerno, almeno dieci anni fa. Sono
rimasto colpito».
E Napoli come l'ha trovata dalla sua ultima
visita?
«Un po' migliorata. C'è meno immondizia e poi il fatto che ci siano
meno auto sul Lungomare credo aiuterà il turismo».
Altezza, lei parlava di primati. Ma quelli che al Sud sono stati
garantiti dai Borbone sembrano persi nella memoria. Pietrarsa è dimenticata,
Palazzo Reale versa in condizioni difficili, il real Sito di Carditello è
all'asta e la Villa comunale non ricorda neanche da lontano la passeggiata
Borbonica...
«Fra queste cose mettiamoci anche l'Albergo dei Poveri, una
istituzione importante realizzata dai Borbone che è lì, dimenticata. O il Real
Polverificio di Scafati, dove siamo stati un anno fa. Sono tutte situazioni
difficili e, mi creda, davvero brutte. Si parla solo della ferrovia
Napoli-Portici, ma ci sarebbe molto altro da difendere. Con mia moglie abbiamo
visto in televisione, da Parigi, che il sito di Carditello versa in una
situazione di degrado e che ora è in vendita, all'asta. Speriamo che lo Stato
eserciti il diritto di prelazione e si decida a porre un freno a questa incuria.
Mi rendo conto che tanto patrimonio artistico d'Italia è in una situazione
difficile. Ma basterebbe un progetto ben fatto per rilanciare non solo i siti
borbonici, ma tutto un impianto di grande valore culturale e dunque anche
turistico».
Lei cosa propone?
«Io di ogni sito farei un museo. Magari con cuna boutique vicino
per creare un indotto economico. Basta avere una visione. Per noi è difficile da
lontano fare cose concrete. Ma attraverso il ministero della Cultura, il
Governo, attraverso anche una serie di nostre conoscenze internazionali potremo
fare davvero molto ».
Da dove incomincerebbe?
«D'istinto, le direi che sarebbe auspicabile immaginare un percorso
dei primati del Sud. Potrebbe durare anche tre settimane, per turisti davvero
decisi a scoprire il Mezzogiorno. Però il progetto non basta. Ci vuole una
precisa volontà politica».
La
principessa Camilla interviene. «E'
una vergogna che non si possa apprezzare il valore di statue, piazze, monumenti
che sono tenuti male. Occorrerebbe un progetto che passasse per un business e
una serie di sinergie. Siamo tornati appena da Capri e lì tutto funziona perché
ci sono i meccanismi giusti, oltre ad una bellezza incontestabile. Mia figlia
Maria Carolina ha spento le candeline per il suo compleanno — caso unico al
mondo — nella Grotta azzurra. E credo che le bambine non dimenticheranno questo
evento. Così come non dimenticheranno la Reggia di Caserta. Ogni sito, se
valorizzato nella giusta luce, ha un grande valore. La Puglia, ad esempio, è
piena di tesori che non sono mai stati posti davvero in evidenza. E tutto può
fare gioco in questo progetto. Magari anche rilanciare il Sud attraverso la sua
cucina chiamando uno chef come Alain Ducasse, coinvolgendo così il turismo
internazionale di alto livello. Sa che le stoffe di San Leucio che abbiamo nel
nostro appartamento di Parigi lasciano senza fiato tutti i nostri ospiti? Però
non bastano i progetti che siano così così. Abbiamo pranzato con l'ammiraglio
della Nato, Clingan, che ci ha raccontato come Gaeta sia fragile. Al centro di
un progetto di recupero bello, che non ha però solide
fondamenta».
Principe, ma il Comune di Napoli l'ha mai coinvolta in qualche
modo, magari nella individuazione di una
strategia?
«Al di là di un mio legame viscerale con Napoli, profondissimo, non
sono mai stato coinvolto per contribuire in qualche modo concreto. Forse c'è una
sorta di timidezza. Si pensa che chiamando noi vada riletta la storia. E' forse
un blocco. Noi non vogliamo criticare la situazione attuale, né proporre una
rilettura della storia. Ma siamo pronti ad affrontare progetti e a ragionare
sulle proposte. Per chi porta questo cognome è doveroso. I miei antenati hanno
fatto tanto e io, se ne avessi la possibilità e senza dare fastidio ad alcuno,
potrei a mia volta fare molto».
La principessa tempo fa aveva parlato di un suo possibile ruolo di
ambasciatore culturale del Mezzogiorno.
«Certo, ma senza alcun interesse personale. Solo per il dovere che
anima un Borbone».
Fra i tanti siti borbonici ce n'è uno che le sta più a
cuore?
«Questa è davvero una domanda difficile. A Santa Chiara sono
sepolti i miei genitori e Maria Chiara è il nome che abbiamo dato anche alla
nostra seconda bambina. Capodimonte è un luogo straordinario, peraltro ben
tenuto. Lì c'è tutta l'eredità Farnese. Poi La Reggia di Caserta, che la mia
primogenita ha chiesto di visitare come unico dono per il suo compleanno. Poi
San Leucio, modello esemplare di una organizzazione sociale, e l'albergo dei
Poveri, una istituzione all'epoca all'avanguardia. Un luogo gigantesco che ora
si è perso nei meandri di mille amministrazioni diverse. Si poteva fare, come
avevamo progettato una decina d'anni fa, un luogo per studiosi, con valenze
diverse. Eravamo pronti anche con borse di studio. Ma è tutto finito nel nulla.
La verità è che si potrebbe ripartire dai siti borbonici per mettere insieme una
meccanismo virtuoso fra pubblico e privato».
Altezza, da appassionato di vela, come giudica le regate ospitate a
Napoli?
«Le ho seguite da lontano, eravamo impegnati all'estero. E sono
compiaciuto del fatto che Napoli sia stata protagonista su tutte le televisioni
del mondo. Certo queste manifestazioni, come la Formula 1, arrivano come in una
scatola. Il pacco viene aperto e, quando tutto è finito, riportano via ogni
cosa, senza lasciar nulla al territorio.
Il prossimo anno, però, mi piacerebbe esserci».
Anna Paola Merone