La prima ferrovia d'Italia? Un rudere di tufo
Ma c'è un progetto di Loris Rossi per il recupero
di
Maria Pedata
NAPOLI — Un rudere di tufo è quel che resta della Stazione Bayard. A tre anni dagli annunciati finanziamenti, circa 700 mila euro, versa nel degrado e nell'abbandono il terminale ferroviario che fu primato del Regno duosiciliano. Il tratto che collegava le stazioni di Napoli e Portici venne inaugurato il 3 ottobre del 1839. Oggi quel pezzo di Storia di proprietà del Comune ospita i locali della Seconda Municipalità.
UN PROGETTO MAI PARTITO - La facciata esterna della stazione è irriconoscibile. Nascosta da erbacce e cartelloni pubblicitari, si sta sbriciolando. Ma qualche passo avanti gli enti lo hanno fatto e a Palazzo Matteotti si parla di "questione Bayard" come di «una battaglia per cui vale la pena lottare», dice in particolare il presidente del consiglio provinciale, Luigi Rispoli, che si è interessato al recupero della prima stazione avvalendosi della collaborazione di Aldo Loris Rossi ed Emilia Gentile. Questi firmarono persino un progetto di restauro e riqualificazione a scopo sociale della struttura borbonica, un piano per farne un Museo delle Comunicazioni Viarie e un centro di informazioni turistiche. Adesso è in stampa un opuscolo del progetto ideato dall'associazione Informazione Giovani Europa, a cui collaborerà il console francese Denis Barbet. «Nel 2009 incontrai il direttore regionale del ministero ai Beni culturali, l'architetto Pio Baldi - ha spiegato Rispoli - assieme a Loris Rossi, Umberto Franzese e Mario De Cunzo e in quella occasione ci comunicò che nella ripartizione annuale dei fondi del ministero era prevista una cifra di 700mila euro per avviare il recupero della stazione della Napoli-Portici, e ci fu una mia battaglia in consiglio per far stanziare altri 500mila euro dalla Provincia».
VICENDA "A PUNTATE" - Fu stabilito nel pluriennale un importo robusto da destinare all'apertura del cantiere, ma un vero progetto esecutivo non c'è mai stato. «Il sito è di proprietà del Comune - continua Rispoli - e per destinare queste risorse alla soprintendenza fu ipotizzato un protocollo di intesa con tutti gli Enti locali. Ma dopo l'avvicendamento in Regione e per mille altre ragioni di rendicontazione e bilanci il progetto si è arenato». Con una intesa con Circumvesuviana anche l'amministrazione comunale annunciò coperture per il rudere in attesa del cantiere e intanto, l'avvio di un'isola pedonale antistante. Una vicenda a puntate, quindi, quella del recupero della Bayard, scandita da accordi rimasti sulla carta, mentre resta l'evidente degrado e abbandono dell'edificio di via dei Fossi. Per la Napoli-Portici anche la Seconda Municipalità è scesa in campo con un certo ottimismo: «L'obiettivo del recupero deve riguardare tutta l'area circostante - dice Pino De Stasio, consigliere con delega al Centro Storico - non si deve fare la cattedrale nel deserto, bisogna puntare anche nelle strade più degradate come Case Nuove, quindi occorrerebbero risorse che solo la Comunità Europea potrà mettere a disposizione».
PROSSIMI OBIETTIVI - E uno dei prossimi obiettivi per Rispoli «sarà quello di portare la questione all'attenzione della Regione, perché il cosiddetto Grande Progetto Centro Storico non è che la prima spesa delle risorse europee che la Regione intende investire». Un'ultima speranza per il presidente del consiglio provinciale: «Lancio un appello a Taglialatela e Caldoro, se non sarà possibile prevedere la Bayard all'interno del Grande Progetto, destinate un finanziamento nell'ambito delle risorse europee alla stazione borbonica, favorendo una occasione di rilancio anche per la Circumvesuviana».
Fonte:
Corriere del Mezzogiorno
del 24 aprile 2012
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