di Giuseppe Casillo
La Napoli pre-unitaria era considerata una delle maggiori capitali europee, insieme a Londra e Parigi. Napoli era all’avanguardia in settori che ancora oggi rappresentano problemi spinosi per i vari governi.
La cultura, per esempio. Il primo teatro lirico moderno costruito in tutto il mondo è il Real Teatro di San Carlo, oggi conosciuto semplicemente come Teatro San Carlo. Costruito nel 1737 con criteri modernissimi, è stato il modello per struttura e dimensione per tutti i successivi teatri europei. Il celebre scrittore francese Marie-Henri Beyle, più noto come Stendhal, nel 1817 nella sua opera “Roma, Napoli e Firenze” ne parlava così: “Gli occhi sono abbagliati, l’anima rapita. […] Non c’è nulla, in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la più pallida idea”.
A Napoli, che già vantava il primato di ospitare la più antica università a essere stata fondata con un provvedimento statale, nonché la più antica università laica del mondo, nacquero nel 1735 la prima cattedra d’Astronomia, affidata a Pietro De Martino, in Italia e nel 1754 la prima cattedra di Economia del mondo, affidata ad Antonio Genovesi.
La capitale partenopea fu anche la prima città italiana ad essere dotata di un’illuminazione pubblica a gas (1837), nonché fu capolinea della prima linea ferroviaria italiana: la Napoli – Portici nel 1839. La prima “raccolta differenziata” dei rifiuti di cui si abbia notizia al mondo fu proprio quella programmata a Napoli attraverso un’ordinanza prefettizia nel 1832. Senza contare il primo marchio D.O.C. registrato in Italia: l’olio pugliese nel 1832.
Potremmo proseguire per diverse pagine fino a formare un libro ad elencare i primati di quello che fu il regno della Napoli pre-unitaria, ma già questi bastano per porci un serio quesito: come è possibile che una grande capitale europea, florida e prosperosa, abbia raggiunto livelli di degrado come quelli che tutt’ora possiamo osservare?
Già nel 1884 una fortissima epidemia di colera portò Napoli alla ribalta nazionale e mostrò il degrado dell’antica capitale e la miseria in cui viveva la sua popolazione. Nel 1904 il Senato del Regno d’Italia approvò la legge “pel risorgimento economico di Napoli”. Tale legge gettò le basi per le opere di fognatura, portuali ed idriche di cui la città necessitava. Iniziò anche la realizzazione degli impianti siderurgici di Bagnoli.
Quella del 1904 non fu l’unica legge speciale per Napoli. Dopo il ritorno del colera negli anni ’70 vennero approvate nuovi leggi speciali per la costruzione della tangenziale, della nuova linea metropolitana sotterranea e per il recupero di una parte dei monumenti. Un capitolo a parte meriterebbe il tentativo di riqualificazione delle aree dismesse dagli impianti siderurgici di Bagnoli. La verità è che tutti questi tentativi non sono stati altro che “generose elemosine” dello Stato italiano, a fronte di manchevolezze nei confronti di Napoli e di tutto il Mezzogiorno.
La politica delle leggi speciali si è rivelata per quello che era, ovvero una manovra dai fini più clientelari che di aiuto alla città. Napoli ed il Mezzogiorno non hanno bisogno di leggi speciali, ma di semplice normalità. Non c’è nulla di particolare, di speciale nel Sud, solo un grande bisogno di normalità. Se Napoli è stata la capitale della cultura e del progresso per tanti anni non si capisce come improvvisamente è diventata incapace anche di gestire il ciclo dei rifiuti.
Oggi noi viviamo a Napoli il problema dei rifiuti, della cosiddetta “monnezza”. I napoletani per primi al mondo hanno inventato la raccolta differenziata: non si può pensare che quindi il problema derivi dal popolo. Il popolo napoletano è la soluzione, non il problema.
La camorra, che c’ha resi famosi in tutto il mondo più di tutte le cose buone che abbiamo fatto, si è sviluppata solo dopo l’Unità d’Italia, così come la Mafia e tutte le altre forme di criminalità organizzata.
L’Italia se vuole aiutare davvero Napoli ed il Mezzogiorno non deve pensare di risolvere singoli problemi con singole leggi speciali, ma deve semplicemente ristabilire la normalità di cui godono altre zone della penisola: il popolo napoletano, poi, farà il resto.
Fonte: Caffè new magazzine
Fonte: Caffè new magazzine