mercoledì 25 aprile 2012

Per salvare il Carditello




Su promozione dei Comitati delle Due Sicilie e l’adesione del Parlamento delle Due Sicilie e della Confederazione Duosiciliana sabato 28 aprile 2012, alle ore 19.00, presso il Real Convitto Borbonico di Piazza Municipio di San Nicola la Strada, adunata in difesa del Carditello.
Alla manifestazione di “indignazione popolare”, interverranno i sindaci del circondario, numerose associazioni locali ed i rappresentanti del Movimento Neoborbonico.
Si invitano compatrioti ed amici ad essere presenti.




sabato 21 aprile 2012

Guardia d'Onore al sacello dei Borbone

Il 23 aprile, alle ore 19.00 nella Basilica di Santa Chiara in Napoli, nel giorno di San Giorgio, Patrono dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio, si ripropone dopo un secolo e mezzo, una importante tradizione: quella della “Guardia d’Onore” alla reali tombe di Casa di Borbone delle Due Sicilie.
La suggestiva cerimonia di apertura organizzata dalla Delegazione di Napoli e la Campania del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, su iniziativa del Cavaliere e compatriota, Dr. Luigi Andreozzi, sarà presieduta dal Marchese Pierluigi Sanfelice di Bagnoli, Cav. di Gran Croce di Giustizia, nella sua qualità di Delegato.
I Cavalieri preposti ai turni, durante la Santa Messa, presiederanno con mantello e le antiche insegne costantiniane, la cappella nella quale sono conservati i resti dei Reali delle Due Sicilie: Ferdinando I, Francesco I, Ferdinando II e Francesco II. 
La  presenza dei Cavalieri, nel rispetto e nella devozione dei Sovrani di Casa Borbone, vuole rappresentare un ulteriore segno di affetto nei confronti di una dinastia che seppe fare grandi Napoli e il Sud e assume un significato quanto mai attuale in considerazione del momento delicato e complesso che gli antichi Popoli delle Due Sicilie vivono ormai da troppi anni.
Queste le prime date previste: 20 gennaio genetliaco di S.M. il Re Carlo di Borbone; 17 marzo celebrazione del Soldato Napolitano; 23 aprile festa di San Giorgio Martire; 22 maggio anniversario della morte di S.M. il Re Ferdinando II di Borbone; 25 giugno investitura dei nuovi Cavalieri alla presenza delle Loro Altezze Reali il Principe Carlo di Borbone, Gran Maestro, Duca di Castro e la Principessa Camilla di Borbone, Duchessa di Castro; 14 settembre festività dell’Esaltazione della Santa Croce; 4 ottobre genetliaco di S.M. la Regina Maria Sofia Wittelsbach di Borbone; 10 ottobre inizio del Regno di S.M. il Re Ferdinando IV; 4 novembre festività di San Carlo onomastico del Gran Maestro S.A.R il Principe Carlo di Borbone; 27 dicembre anniversario della morte di S.M. il Re Francesco II di Borbone.
Naturalmente tutti gli amici, i compatrioti ed i simpatizzanti sono invitati a partecipare.













venerdì 20 aprile 2012

La Pubblica Istruzione nel Regno delle Due Sicilie

Continuiamo nel trattare brevemente vicende, ignorate o manipolate dalla storiografia ufficiale, necessarie a ricostruire l’intero periodo risorgimentale ed a ripristinare la verità storica.
L’elaborato che vi presentiamo in questo numero, è la sintesi di un complesso e lungo lavoro incrociato tra archivi e testi spesso in contraddizione tra di loro. Un racconto non esaustivo, ma sicuramente indicativo di come, per oltre un secolo, la scuola di uno “stato a negazione di Dio” ha formato le generazioni di una grande Nazione di cui si è voluto cancellare persino la memoria.  




















martedì 17 aprile 2012

A Napoli la diabolica mostra degli orrori





Il Comune di Napoli ha appena inaugurato presso l'Albergo dei Poveri una mostra dell'"artista" tedesco Gunter Von Hagens con l'esposizione di diversi cadaveri conservati con il silicone e che, nelle intenzioni dell'autore e dei curatori della mostra napoletana, dovrebbero "divulgare la conoscenza scientifica del corpo umano" e "promuovere il sito borbonico".  Senza entrare nel merito di considerazioni di carattere storico-artistico-scientifico, è senz'altro dubbio il gusto che accompagna allestimenti-provocazioni di questo tipo. Le stesse esposizioni, del resto, hanno già suscitato polemiche in tutto il mondo specie sulla provenienza dei poveri resti umani e risultano del tutto estranee alle profonde tradizioni cristiane dell’ex capitale delle Due Sicilie soprattutto in considerazione del luogo nel quale sono state allestite.
La grandiosa struttura voluta da Carlo di Borbone e che era capace di assistere e addirittura di formare professionalmente migliaia di poveri, simbolo di una politica sociale all'avanguardia in tutto il mondo, indiscusso primato del Regno, ridotta in condizioni penose negli ultimi anni e mai adeguatamente difesa e valorizzata, ha bisogno di ben altri interventi e di progetti coerenti con la storia dell’edificio e rispettosi della sua identità culturale e architettonica. Ufficio stampa
Qualche notizia su Von Hagens...
Alcune notizie su Von Hagens, le polemiche e le accuse legate alle sue esposizioni in tutto il mondo…
Link principale in lingua tedesca (Der Spiegel, 2004)
http://www.spiegel.de/thema/gunther_von_hagens/dossierarchiv-2.html
La società dell’artista tedesco sarebbe  la Von Hagens Plastination Ltd, con sede a Dalian, nella Repubblica popolare cinese. A quanto emerso da ricerche compiute nel 2004 dalla rivista tedesca Der Spiegel, l'inventario totale dei corpi, scorte incluse, ammontava in data 12 novembre 2003 a 647 cadaveri di adulti, 3.909 membra tra mani, gambe, piedi, peni e uteri, 182 tra embrioni, feti e neonati. Le ragioni che hanno spinto il dottor Morte a impiantare la sua fabbrica proprio in Cina sono semplici. Dalian, oltre a essere una tra le più belle città turistiche della repubblica, nonché zona molto competitiva dal punto di vista dell'innovazione tecnologica, conta due penitenziari e un campo di lavoro, dove sono rinchiusi e anche giustiziati, oltre a delinquenti comuni, dissidenti, attivisti del Fulan Gong e attivisti per i diritti umani. Il secondo motivo è che proprio in Cina la legislazione sull'utilizzo dei cadaveri è ben più flessibile di quella tedesca dove solo i corpi degli individui che avevano dato il consenso possono essere indirizzati a scopi scientifici. Le altre fabbriche si troverebbero a Heidelberg (Germania) e Bischkek (Kyrgyzstan).
FONTE

L’artista aveva anche pensato di mettere in vendita pezzi anatomici plastinati come soprammobili o souvenir, ma si sollevò una tale indignazione che fu costretto a ritirare i modelli dal suo sito internet. Von Hagens fu anche accusato di far ricorso a cadaveri di giustiziati cinesi per la materia prima delle sue creazioni esposte in tutto il mondo, in un articolo pubblicato su Der Spiegel  del gennaio 2004 si riportano come “prove” a carico di Von Hagens lettere di lavoro, riservate, in cui si discute di come procurarsi i corpi da “plastinare” (FONTE www.lastampa.it ).
Efficace e chiaro l’articolo-denuncia  di BBC NEWS con alcune gravi ammissioni dello stesso Von Hagens e il resoconto delle polemiche legate all’esposizione di resti di bambini e donne incinte…
http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/3420483.stm



German anatomist Gunther von Hagens has said he cannot rule out the possibility that some bodies supplied for his Body Worlds show were executed prisoners.He was responding in Frankfurt to an article in German magazine Der Spiegel which alleged he had used the bodies of Chinese people sentenced to death.He said it was "highly improbable" that any such bodies had got through.However, he said he would return seven Chinese bodies for burial because he could not prove they were not executed. Head injuries The Body Worlds show of specially preserved skinless bodies has caused controversy around the world. "I have never used people who have been sentenced to death," he said. "The Spiegel magazine asked me if I rule this out. No, of course I can't fully rule it out, because I don't know if the body of a man who was sentenced to death was ever unknowingly delivered to us."I think that it is highly improbable. I can practically rule it out." He said that following the article he had asked that all the bodies from China be searched for head injuries."But I'm telling you, not even a bullet hole in the body can be proof that that person was sentenced to death. Out of all 650 bodies, seven had head injuries. This is completely normal, seeing the number of bodies." He said he took the allegations seriously and would speak to the Chinese authorities. Donations The exhibitions, which have included the body of a dead child and a horse, have caused a stir in many countries attracting more than eight million visitors worldwide since they began in 1995. In Frankfurt, state authorities have warned parents not to allow children younger than 14 to view the exhibit, which they said could "shock and frighten" them. Last year Edinburgh City Council, in Scotland. turned down the exhibition on the grounds that some people could find it offensive. Professor von Hagens says his cadavers are usually obtained through donations. More than 4,500 people have also offered to give their bodies to Professor von Hagens for use in his displays after their deaths In 2002, he brought the show to London. It was a huge success and attracted well over 550,000 visitors.
TRADUZIONE PARZIALE. Anatomista tedesco che Gunther von Hagens ha detto che egli non può escludere la possibilità che alcuni corpi forniti per il suo show corpo mondi sono stati eseguiti i prigionieri. Egli stava rispondendo a Francoforte sul meno a un articolo in tedesco rivista Der Spiegel che sosteneva che aveva usato i corpi delle persone cinesi condannati a morte. Lui disse che era "molto improbabile" che qualsiasi tali organismi avevano ottenuto attraverso. Tuttavia, ha detto che sarebbe tornato sette corpi cinesi per la sepoltura, perché egli non potevano provare che non furono giustiziati. Testa lesioni Visualizza corpo mondi di corpi senza pelle appositamente conservati ha provocato polemiche intorno al mondo. "Non ho mai usato le persone che sono state condannate a morte," ha detto.     Io non posso dimostrare i corpi non sono stati eseguiti, ma credo che essi non erano Professor Gunther von Hagens "il Spiegel rivista mi ha chiesto se questo escludere un. No, naturalmente io non posso completamente regola fuori, perché non so se il corpo di un uomo che è stato condannato a morte fu mai inconsapevolmente consegnato a noi. "Penso che è altamente improbabile. Io posso praticamente escludere esso." Ha detto che, dopo l'articolo che egli aveva chiesto che tutti i corpi dalla Cina essere ricercati per ferite alla testa. "Ma sto dicendoti, nemmeno un foro di pallottola nel corpo può essere prova che quella persona fu condannata a morte. Di tutti i 650 corpi, sette aveva ferite alla testa. Questo è completamente normale, vedendo il numero di organismi." Ha detto prese sul serio le accuse e vorrei parlare alle autorità cinesi. Le donazioni alle mostre, che hanno incluso il corpo di un bambino morto e un cavallo, hanno provocato scalpore in molti paesi che attrae più di otto milioni di visitatori in tutto il mondo, poiché essi ha iniziato nel 1995. A Francoforte, le autorità dello stato hanno avvertito i genitori non per consentire ai bambini di età inferiore a 14 per visualizzare la mostra, che hanno detto potrebbe "shock e spaventare" loro. Anno scorso Consiglio comunale di Edimburgo, in Scozia. rifiutato la mostra per il fatto che alcune persone potrebbero trovarlo offensivo. Professor von Hagens dice che sua cadaveri di solito vengono ottenuti attraverso le donazioni. Più di 4.500 persone hanno anche offerto di dare i loro corpi al Professor von Hagens per l'uso nei suoi display dopo la loro morte nel 2002, ha portato lo spettacolo a Londra. Fu un enorme successo e ha attirato oltre 550.000 visitatori.




venerdì 13 aprile 2012

Rivista IL BRIGANTE magazzine


Da Martedì 10 Aprile nelle edicole della Campania e nei distributori della Puglia è disponibile il numero 15 – Marzo 2012 de Il Brigante Magazine.
Il personaggio di copertina e del mese è l’artista Eddy Napoli, che rilascia una lunga intervista molto politica e propositiva quasi dimenticandosi di parlare del nuovo lavoro discografico al quale si sta dedicando proprio in questi giorni.
L’imboscata viene subita da Laura Madrigali ed Enzo Maiorana che a Roma hanno presentato il nuovo partito “Forza Popolare”.
Ampio spazio viene dedicato alla radio, in virtù della ripresa del “Premio Giornalistico Armando De Simone – Giornalismo in libertà” dedicato alla memoria di una firma del meridionalismo e dedicato, per questa sua quinta edizione, alla radio come strumento di informazione in libertà. Vengono ascoltate, dunque, una serie di testimonianze radiofoniche, in etere ed in web, che fanno da apripista alla manifestazione in programma Giovedì 19 Aprile a Napoli.
Con l’avv. Sevi Scafetta invece, come da rituale ormai consolidato della testata, viene tracciato il bilancio dell’edizione 2012 del Convegno Tradizionalista della Fedelissima città di Gaeta, mentre, rimanendo a Gaeta, uno speciale di due pagine viene dedicato allo Yacht Med Festival, la prestigiosa e sempre più affermata manifestazione che mette in mostra l’economia del mare.
Tra l’altro, quest’anno anche Il Brigante sarà presente con un proprio spazio espositivo e la presentazione di “E’ Azzurro”, nuova testata dedicata al Calcio Napoli, ma soprattutto allo sport ed al tempo libero in positivo nel territorio delle Due Sicilie.
Per il progetto del Consumo Responsabile parla padre Giorgio Pisano che da Portici (NA) mette in campo una coraggiosa proposta per aiutare economicamente (e, dunque, non a chiacchiere) chi è in difficoltà in questo particolare momento in cui ci troviamo.
Per inciso, Il Brigante sarà presente, dal 21 al 25 Aprile a Pompei, sempre con un suo stand, alla V Fiera Agroalimentare “Sapori&Saperi” che si svolgerà presso l’area espositiva del Santuario in via Roma.
La recensione di “Terra promessa – Briganti e migranti”, spettacolo di Marco Baliani dedicato al brigantaggio presentato a Roma e, al momento, ancora non previsto in Campania, l’invito al geniale “Ragù” di Rosy Padovani (teatro Sannazaro di Napoli sabato e domenica 14 e 15 Aprile), e tanto altro ancora in un numero, ancora una volta, traboccante di contenuti. Come ogni mese, una nuova seduta virtuale del laboratorio delle idee possibili per il riscatto della nostra terra.






IN ESCLUSIVA PER LA RETE
ALCUNI PASSI DELL'INTERVISTA CON EDDY NAPOLI


Eddy Napoli,
la musica, la città, la politica…

Gino Giammarino
Il personaggio che ospitiamo in questo numero richiede poca fatica nella presentazione: quando dici Eddy Napoli hai parlato, contemporaneamente, tanto di grande tradizione musicale e familiare napoletana, quanto di voglia di riscatto per il futuro delle regioni meridionali trasferita sul pentagramma.
Incontriamo Eddy nel teatro Trianon di Napoli che lo ha visto straordinario protagonista di due memorabili ed affollatissimi concerti.

IL BRIGANTE: Tre ore di musica per uno spettacolo entusiasmante tra antiche liriche partenopee e sventolii di bandiere del Regno delle Due Sicilie: partiamo dalle sensazioni che ti ha regalato questo teatro…

EDDY NAPOLI: Bellissime, non volevo scendere più dal palco! Il pubblico di Napoli è stato eccezionale e si è creato quel rapporto tutto particolare che rende certi eventi davvero unici: musica della tradizione, ma anche il video di “Malaunità” che racconta in quattro minuti le malefatte dei piemontesi che centocinquant’anni fa diedero inizio alla questione meridionale, ancor oggi irrisolta. Infine, l’omaggio all’inno di Paisiello con testo del compianto Riccardo Pazzaglia intitolato “Ritornati dal passato” e da me rielaborato in
“Cara Patria”. Un appello alla mia Patria Napolitana affinchè risorga ritrovando orgoglio ed indipendenza: non sono un secessionista, ma indipendentista sicuramente si!

IL BRIGANTE: Abbiamo toccato la musica e la politica: ma quanto è distante la Napoli raccontata dai grandi classici della tradizione dalla città di oggi e qual è lo scatto di dignità che serve a lei ed ai suoi abitanti?

EDDY NAPOLI: Beh, io posso parlare per me: a differenza di tanti altri, non scappo, ma resto qui vivendomi la notte in attesa di vivermi un nuovo giorno.





giovedì 12 aprile 2012

Radici, orgoglio e verità. Continua l'opera di divulgazione.



Senza soste anche nel mese di aprile le attività programmate. Sabato 14 aprile, Vieste. Auditorium Scuola Media “Spalatro” di Vieste (Foggia) , in collaborazione con il Comune di Vieste, dalle ore 17.00 mostra e conferenza di Alessandro Romano “1860: da stato avanzato a colonia”.
Sempre sabato 14 a Torremaggione (Foggia) nuovo successo annunciato per "Fora Savoia" con Mimmo Cavallo e a cura di Pino Marino e Daunia Due Sicilie. Domenica 15 Aprile si terrà presso l’Osteria “Terra di Briganti” di Castelforte (LT) la serata della “Verità storica tra passato e futuro” a cura di Angelo Forgione. Un incontro-conferenza per fare chiarezza nella giungla confusionaria dell’informazione televisiva e online e per informare sul momento storico contemporaneo attualizzando gli errori ancora drammaticamente vivi dell’unità d’Italia.
Saranno affrontati i seguenti temi: - Il Sud palla al piede? - Mafia, politica e massoneria deviata in Italia - L’attacco alla storia del Sud - La propaganda finto-unitaria - Il fallimento delle celebrazioni del 150°. La serata prevede un “menu ferdinandeo” e sarà arricchita dalla musica di Tyron D’Arienzo che presenterà alcuni brani acustici tratti dal suo progetto “Endless Melodies” sorto dalla partecipazione alla collettiva “Senza Fine, Dodici tavoli per una sedia” inaugurata al Museo PLART di Napoli. A margine della conferenza sarà possibile una visita al Ponte Borbonico “Real Ferdinando” sul Garigliano. Una serata veramente speciale fatta di informazione, cultura, stupore, melodie, storia e sorpresa. Per prenotare un “posto in prima fila”: 0771 608730 – 348 8911 435/0/1 Via delle terme. 34 – Castelforte (LT).
Martedì 17 aprile, Bagnara. Nell'ambito della XIV Settimana della Cultura 2012 l’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova, la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria e il Comune di Bagnara promuovono la presentazione del volume “Tasselli di storia di Bagnara Calabra. Museo Angelo Versace” a cura di Rossella Agostino, in un grande convegno moderato dal nostro amico e già autore di una eccellente pubblicazione sui Ruffo, Domenico Gioffrè (Archivio Storico Diocesano di Reggio). Chiesa del Carmine, Bagnara, 17 aprile ore 17.00. L'evento sarà occasione per illustrare, dibattere e accendere un confronto tra soprintendenti, enti locali e studiosi sul rilevante patrimonio culturale che insiste sul territorio di Bagnara e sulle iniziative in cantiere e auspicate al fine di promuoverne recupero e valorizzazione. Martedì 17 aprile 2012, h 17. PROGRAMMA Saluti:  Cesare Zappia (Sindaco di Bagnara); mons. Domenico Marturano (Direttore Ufficio Beni Culturali - Arcidiocesi Reggio-Bova); abate Rosario Pietropaolo (chiesa di S. Maria e i dodici Apostoli); Eduardo Lamberti Castronovo (Assessore alla Cultura – Provincia di Reggio Calabria); Interventi: Fabio De Chirico (Soprintendente B.S.A.E. della Calabria); Francesca Tripodi (Soprintendente ai Beni Archivistici della Calabria); Roberto Banchini (Soprintendente B.A.P. di Reggio C. e Vibo V.); Giuseppina Vitetta -Roberta Filocamo (Soprintendenza B.A.P. di R.C. e V.V.); Simonetta Bonomi (Soprintendente per i Beni Archeologici della Calabria);Francesca Valensise (Università degli Studi Mediterranea di Reggio C.); Lucia Lojacono (Direttore Museo Diocesano di Reggio C.); Rossella Agostino (Soprintendenza ai Beni Archeologici della Calabria, curatrice del volume); Conclusioni:  Giuseppe Spoleti (Assessore alla Cultura - Comune di Bagnara). Sarà presente l’editore Leo Iriti. Nel corso della manifestazione la consegna di una targa da parte dell’Amministrazione Comunale ad Andrea Raneri ricorderà l’opera di ricerca e divulgazione della Storia locale svolta dal Priore Antonino Raneri.

mercoledì 11 aprile 2012

Briganti a Vieste

Vi segnaliamo il prossimo evento che si terrà a Vieste sabato 14 aprile, a partire dalle ore 17.30 come illustrato nella locandina allegata.
















lunedì 9 aprile 2012

Risposta al Corriere del Mezzogiorno


In un suo articolo del 7/4/12 Ugo Piscopo polemizza con il “neoborbonismo” dilagante e la “faciloneria” dei primati borbonici citando, tra l’altro, l’istituzione dell’Orto Botanico del 1807 (“realizzato su un’idea concepita in precedenza da Ferdinando IV”: cfr. sito ufficiale dell’Orto Botanico a cura dell’Università di Napoli). Non ho avuto il piacere di leggere l’articolo citato da Piscopo e che si sarebbe macchiato di questo “crimine” nell’attribuzione del primato, ma in molti dei testi “neoborbonici” più diffusi si fa riferimento ai “primati del Regno di Napoli”
e non ai primati borbonici, senza escludere i (pochi) primati del (breve) periodo francese. In quanto alle (solite) critiche ai Borbone “rintanati” o “accucciati” a Palermo in quegli anni, per gli sconvolgimenti che Napoleone portò in tutto il mondo, che cosa avrebbero potuto/dovuto fare i Borbone per giunta alleati con la grande Inghilterra? “Rinnovamenti sociali e culturali”, “fine del Medio Evo”, primati vari: tutto in 10 anni e sotto il governo del cognato (!) e del fratello (!) di Napoleone? E il tutto supportato da una fonte come il mediocre romanzo scritto da Antonio Ranieri (“Ginevra o l’orfana dell’Annunziata”)?    A proposito, allora, di “sinossi strampalate e facilone”, l’articolista riferisce, in base ad alcune leggende citate nello stesso romanzo, che al ritorno dei Borbone “per miracolo si salvò l’Orto Botanico ma non si salvò il suo direttore”: peccato che (cfr. la stessa fonte ufficiale cit. prima) con i Borbone l’Orto  continuò tranquillamente le sue attività e così anche il suo direttore (il grande Michele Tenore, in carica dal 1810 al 1860…). Altro che riforme e codici: e le migliaia di arresti e di fucilazioni o le decine di paesi (soprattutto calabresi) interamente devastati, saccheggiati e bruciati? In Spagna Goya ha celebrato in alcune sue grandi opere l’eroismo dei popolani che si ribellarono all’invasione francese in quegli stessi anni. Da noi c’è ancora qualcuno che, rinnegando radici e orgoglio, quando parla dei difensori della (legittima) patria napoletana usa, con disprezzo, parole come “plebi” o “burattinai” con il consueto pizzico di astio antiborbonico e antinapoletano, un astio del tutto immotivato visto che nessun “neoborbonico” e (speriamo) nessun “neomurattiano” ha mai  progettato ipotetici ritorni monarchici su un trono di Napoli.
Cortesi saluti.
Prof. Gennaro De Crescenzo,
Napoli  







sabato 7 aprile 2012

La Pasqua del Signore

Il passaggio dalla quaresima della morte alla quaresima della vita e della gioia di vivere è la Pasqua del Signore, affinché ogni uomo possa realizzare la sua vera missione, quella di essere "messaggero di verità e di gioia".

Vi giungano i nostri più cari e sinceri auguri
per una fede rinnovata nella Pasqua del Signore.












venerdì 6 aprile 2012

La legislazione borbonica

Continuiamo nel trattare brevemente vicende, ignorate o manipolate dalla storiografia ufficiale, necessarie a ricostruire l’intero periodo risorgimentale ed a ripristinare la verità storica.















giovedì 5 aprile 2012

La S.V.I.M.E.Z. conferma che il Sud è una colonia

Chi avesse ancora dei dubbi, può consultare la statistica pubblicata dall’autorevole rapporto dell'Associazione per lo Sviluppo Industriale del Mezzogiorno.
E’ solo uno dei tanti studi che dimostrano chiaramente come la nostra economia sia severamente asservita a quell’altra scesa dal Nord nel 1860 con un preciso intento. Altro che “Roma ladrona”.
Difendere l’unità del Paese non può significare tutelare le egemonie economiche e sociali di una sola parte del territorio e perpetrare le nefandezze politiche del passato. Una tale strumentale confusione rischia di far passare quale pericoloso sovversivo o lagnoso buono a nulla chi, disperato, vuole solo equità e giustizia.  









mercoledì 4 aprile 2012

Presidio per la verità storica


I SOLDATINI SABAUDI E I MASSACRI DIMENTICATI.
Il Movimento Neoborbonico parteciperà giovedì 5 aprile alle ore 16.30 al presidio con alcune associazioni meridionalistiche e promosso da Insorgenza Civile e Comitati delle Due Sicilie in occasione dell'inaugurazione di una mostra dedicata, per la chiusura delle celebrazioni dei 150 anni dell'Italia unita, a riproduzioni di soldatini dell'esercito sabaudo.
Al di là del "valore artistico-collezionistico" dei soldatini, il Movimento Neoborbonico vuole evidenziare come, ancora una volta, venga dimenticata, ignorata e offesa la memoria e la verità storica: i "bersaglieri, i lancieri, gi artiglieri e i corazzieri" piemontesi riprodotti in questa mostra (realizzata con pubblici finanziamenti) sono gli stessi che massacrarono centinaia di migliaia di meridionali in tutto il Sud devastando e bruciando interi paesi, chiese e boschi nella famosa guerra  del cosiddetto "brigantaggio".






Una mostra dedicata simbolicamente ai protagonisti di una delle pagine più tragiche della storia non solo italiana e, negli ultimi anni, al centro di ricerche sempre più documentate e diffuse, è di fatto il simbolo di celebrazioni retoriche, inutili e fallimentari che ci hanno già accompagnato per tutto il 2011.
Il Movimento Neoborbonico, nell'occasione, offrirà allo stesso Museo (gratuitamente) la possibilità di esporre la sua mostra documentaria e iconografica (fonti in gran parte inedite) sul massacro dei nostri "briganti", ultimi eroici difensori del Regno delle Due Sicilie.

Ufficio Stampa
347 8492762
 
Sintesi della presentazione della mostra (Fonte Ministero Beni Culturali) "A conclusione delle celebrazioni per i 150 dell'Unità d'Italia , nella Certosa e Museo di San Martino, sarà presentata una inedita sfilata di soldatini dell'Esercito italiano del 1860-1870: bersaglieri con la fanfara, artiglieri a cavallo, cavalleria in alta uniforme, una minuziosa ricostruzione di un intero esercito di carta in miniatura… bersaglieri, lancieri e corazzieri a cavallo e le temute batterie Voloire, lo storico Reggimento piemontese di artiglieria che distrusse la cittadella di Gaeta".
 





martedì 3 aprile 2012

I Borbone re stranieri?

Accogliendo i numerosi inviti dei lettori, diciamo la nostra su una vicenda che, in questi ultimi giorni, sta infiammando le colonne del quotidiano napoletano IL MATTINO.

La questione dei “Borboni” (con la “i” giacobina) stranieri o napoletani” ogni tanto riemerge, soprattutto quando i lacci del revisionismo storico strozzano inesorabilmente la retorica risorgimentale fino al punto di fargli perdere il respiro. Ed allora le ultime speranze dei cattedratici di regime si arroccano nel definire i Borbone stranieri e bizzochi.
Quando un individuo può definirsi cittadino della terra dove vive?
Certamente il primo essenziale elemento è la nascita, quindi, la lingua, le tradizioni, le aspirazioni, il carattere, il modo di vestire, il modo di rapportarsi con la società che lo circonda, la fede.
A parte Carlo, il primo dei re dell’era borbonica, tutti i suoi discendenti sono nati e vissuti nel Regno delle Due Sicilie, parlavano perfettamente ed, in alcuni casi, prevalentemente la lingua napoletana, avevano le medesimi aspirazioni e la stessa fede della gente comune e, senza timore di smentita, erano i perfetti rappresentanti delle virtù e dei vizi dei popoli del Regno delle Due Sicilie. Se tutto questo lo si fonde con il profondo amore che essi avevano per “il popolo basso”, è chiaro che stranieri non erano.
“Io sono napolitano; nato tra voi, non ho respirato altra aria, non ho veduto altri paesi, non conosco altro che il suolo natio. Tutte le mie affezioni sono dentro il Regno: i vostri costumi sono i miei costumi: la vostra lingua è la mia lingua; le vostre ambizioni mie ambizioni”. Questo scriveva Francesco II al suo Popolo prima di partire per l’esilio. Altro che straniero.
Facendo un confronto tra Franceso II di Borbone che, in lacrime, lasciava la sua Terra nelle tristissime vesti di primo emigrante della storia del Sud, ed il cosiddetto “re galantuomo”, venuto a liberare il Sud dalla tirannia borbonica, chi appare meno italiano?
Vittorio Emanuele II parlava e scriveva francese, considerava il Sud una colonia ed al Sud aveva scatenato una guerra di conquista senza precedenti: una carneficina dalle dimensioni bibliche. In risposta al primo re d’Italia piemontese, francofono ed usurpatore, il popolo meridionale insorse per oltre 10 anni, inneggiando al Borbone quale proprio legittimo rappresentante e combattendo una disperata guerra di massa per rimetterlo sul trono della propria Nazione.
Delle volte l’ingenuità dei cattedratici filo-risorgimentali è offensiva per le nostre intelligenze: i Savoia erano stranieri, francofoni e massoni che invasero un Regno libero ed indipendente governato dai Borbone, legittimi sovrani, cattolici e proto-socialisti. Non il contrario. 

Alessandro Romano



 
IL MATTINO del 24 marzo 2012

 





Il Mattino e il suo direttore ancora veicolo di diffusione di luoghi comuni antiborbonici e antinapoletani. Peccato, però, che lo stesso Gigi Di Fiore (autore di diversi e apprezzatissimi saggi storici e firma di punta dello stesso quotidiano) smentisca di fatto quanto in precedenza sostenuto dal direttore: "Certo l'unica dinastia che dopo cinque generazioni di re poteva considerarsi autoctona fu quella dei Borbone" (Il Mattino, 21/3/12), concetto ribadito, di fatto, anche nella sua successiva lettera del 24/3 e in cui, tra complesse interpretazioni storico-diplomatiche, afferma che quella dei Borbone fu una "dinastia di origine spagnola che divenne del Sud italia" con significativi richiami finali alla napoletanità di Ferdinando II ("ma questa è un'altra controstoria") nella ovvia considerazione che, al di là del DNA (pur accertabile e "napoletano" a tutti gli effetti) in queste questioni contano le scelte politiche, culturali ed economiche di un sovrano e, quando si parla di Ferdinando II (e dei Borbone), quelle scelte furono sempre e sistematicamente negli interessi dei Napoletani e del Sud, a differenza di quanto sarebbe accaduto dall'unificazione ad oggi: è di questo che si dovrebbe parlare ed è di questo che dovrebbe parlare il maggiore quotidiano del Sud piuttosto che, come di consueto, "tagliare" lettere di segno contrario alla linea scelta dai direttori o piuttosto che parlare dei neoborbonici e delle loro tesi senza il minimo e democratico intervento degli stessi neoborbonici...
Di seguito gli interventi  di Gennaro De Crescenzo, di Angelo Forgione e di Lorenzo Terzi.


Ancora luoghi comuni (superati da ricerche sempre più documentate).
Caro direttore, solo poche parole per suggerire a Lei e ad alcuni lettori qualche lettura che potrebbe evidenziare che, in quanto a situazione preunitaria del Sud, bisognerebbe effettivamente cambiare un po' di storiografia:
1) I dati del famoso censimento del 1861 sull'analfabetismo sono parziali e inattendibili: limitati a poche aree dell'Italia, qualcuno può credere che qualche funzionario sabaudo sia andato in giro per il Sud ad accertarli in pieno caos, a guerra del "brigantaggio" iniziata e con l'esercito borbonico ancora in giro e non ancora tutto deportato nei lager dei Savoia?
Studi aggiornati e documentati dimostrano che i dati del successivo censimento del 1871 misurarono gli alfabetizzati dopo 10 anni di chiusura delle scuole meridionali (le scuole dal 1860 non ottennero più finanziamenti pubblici ma solo comunali e limitati).
2) "due-tre esempi" della storiografia filoborbonica anche i 433 milioni di lire circolanti nelle Due Sicilie (oltre ai famosi 443 delle nostre banche) (cfr. AA.VV. Dalla lira all'euro, 2011)? O i dati relativi al Pil e al reddito medio (CNR e Università di Catanzaro, 2007) "pari o superiori a quelli del resto d'Italia"? O anche quelli relativi all'industrializzazione  (1,6 milioni gli operai meridionali, "meno di 1,5 milioni quelli nel Centro-Nord") (cfr, Svimez, 2011). Non è possibile, storiograficamente, ormai, dichiararsi equidistanti e mettere sullo stesso piano un secolo e mezzo di monopolio sostanzialmente filosabaudo e fondato sulla retorica e sulle mistificazioni e qualche anno di una storiografia sempre più documentata e diffusa… Non sarebbe davvero il caso, infine, di interrompere questa dannosa e ormai indifendibile catena di luoghi comuni che offende tutti noi da 151 anni? Cordiali saluti.
Prof.  Gennaro De Crescenzo.


Gentile Direttore de IL MATTINO,
in merito alla sua risposta ad Alessandro Tafuri firmatario della lettera "Quei luoghi comuni sull'Unità d'Italia", non voglio snocciolarLe dati e statistiche sulla ormai sempre più crescente onda revisionistica. Ma voglio però chiederLe di non chiamare stranieri i Borbone di Napoli perchè questi erano, appunto, di Napoli, non di Spagna, Francia o Parma. Il capostipite, erede al trono di Spagna, era si Carlo III di Spagna ma prima ancora Carlo VII di Napoli. Nato si in Spagna da madre italiana, fu l'unico a non essere napoletano alla nascita ma quando salì a Madrid fu sancita la divisione delle corone. Poi vi furono Ferdinando nato a Napoli, Francesco nato a Napoli, Ferdinando II nato a Palermo e Francesco II nato a Napoli. Parlavano tutti, anche Carlo III, sia l'italiano che il napoletano, e lo erano a tutti gli effetti. Pertanto è un grave errore che il direttore di un importante quotidiano di Napoli dica una cosa del genere. Sarebbe come dire che la pizza napoletana non è napoletana, oppure che il Mattino di Napoli non è di Napoli. Cordiali saluti.
Angelo Forgione.
Movimento V.A.N.T.O.



Egregio Direttore,
mi complimento innanzitutto con lei per il “lapsus” assai significativo: “il dato che mi allarma è che per il nostro Sud si debba ricorrere sempre al salvatore straniero (i Borbone, i Savoia)”. Allora ammette che i Savoia erano “stranieri”? Bene: facciamo progressi!
Se me lo permette, ribalterei la sua conclusione: è proprio la tesi dell’arretratezza del Regno delle Due Sicilie a fornire ancora, dopo un secolo e mezzo di presunta “redenzione”, un comodo alibi a chi non vuole che si indaghi troppo sui misfatti delle classi dirigenti nazionali e locali degli ultimi centocinquant’anni.
Boutade a parte, a proposito delle “litanie” borboniche lamentate da qualche lettore: è la pura verità che i Borbone puntassero sulle cosiddette “autostrade del mare”. Tra l’altro, erano assolutamente nel giusto. Sbaglia chi fa della facile ironia (tipo: “comodissimo Napoli-Foggia!”). Infatti, proprio poche settimane fa, nel corso di un incontro con alcuni imprenditori pugliesi, questi ultimi lamentavano proprio la scomparsa della navigazione “al piccolo cabotaggio”, assai più conveniente - parole loro! - per il trasporto delle merci. E sa perché non è possibile effettuare tale navigazione? Perché una legge proibisce espressamente questa possibilità. Una nave mercantile che parte da un porto della terraferma italiana non può approdare in un altro porto nazionale, a meno che esso non si trovi su un’isola. Unica eccezione: Genova (?!).
Ma a tale proposito, lascio la parola a uno storico assolutamente non borbonico o neoborbonico, Nicola Ostuni, che ha esaminato la questione delle “strade ferrate” preunitarie: “Naturalmente gran parte del successo economico dell’iniziativa era legato alla possibilità per a ferrovia di accaparrarsi il trasporto che veniva effettuato via mare. Si trattava di un volume di affari cospicuo: il 60% dei prodotti provenienti dalla Capitanata [cioè, guarda caso, proprio da Foggia e dintorni] e la quasi totalità di quelli della Terra di Bari giungevano a Napoli su navi, pagando per l’intero tragitto da Manfredonia o da Barletta a Napoli, 24 grana per ciascun cantaio. Con la stessa cifra un cantaio di merci avrebbe percorso sulla ferrovia, a tariffa massima, 29 delle 90 miglia che separano Napoli da Foggia. Per battere la concorrenza delle navi la ferrovia avrebbe, quindi, dovuto applicare una tariffa pari a meno di un terzo di quella massima, tariffe che non avrebbero coperto neanche le spese di gestione, valutate, correntemente, tra il 40 ed i 50 % della tariffa massima”. Al di là di tutto, si ripete sempre lo stesso errore: “cristallizzare” la situazione al 1860, come se, alla vigilia del crollo del Regno delle Due Sicilie, i Borbone pensassero di aver concluso il ciclo dello sviluppo meridionale. Anzitutto, vi è da dire che, a quell’epoca, già non si poteva più parlare della “Napoli-Portici”. Nel dicembre 1843, infatti, era stata aperta al traffico la Napoli-Cancello-Caserta, completata successivamente con le diramazioni per Capua (1844) e Nola (1846), cui si aggiunse, nel 1856, la tratta Nola-Sarno. Nel 1860, quindi, le ferrovie napoletane contavano 131 km di linee in esercizio e davano mediamente un prodotto annuo per km di 6000 ducati circa. Altri 132 km di linee erano in avanzatissima costruzione o completamento. Inoltre, con decreto 28 aprile 1860 il governo di Francesco II programmò l'inizio a breve scadenza di altre importanti linee: la Avellino-Foggia-Bari-Brindisi-Lecce, la Salerno-Reggio Calabria, la Napoli-Pescara, oltre a tronchi minori ed alle linee siciliane, la Palermo-Catania, la Palermo-Messina, la Palermo-Agrigento, per un complesso di ulteriori presumibili 1400 km ed un investimento complessivo di cinquanta milioni di ducati. Molto probabilmente tutto ciò avrebbe comportato, per l’industria metalmeccanica napoletana, commesse ammontanti ad almeno 16 milioni di ducati.
A proposito, improvvido lettore: i vagoni e le motrici erano ormai fabbricati a Napoli, e non in Francia. Mai sentito parlare di Pietrarsa?
Litanie “scolastiche”. Se si fosse dotati di minore malafede, si guarderebbe quanto meno con sospetto al famigerato dato del 90% di analfabeti che sarebbero stati presenti nel Mezzogiorno al momento dell’unità. Quale validità può avere un rilevamento effettuato non si sa bene come, secondo criteri statistici ignoti e, comunque, di un secolo e mezzo fa, peraltro durante una situazione di grave instabilità dell’amministrazione e dell’ordine pubblico?
Già nel 1767, dopo l’espulsione dei Gesuiti, Ferdinando IV annetté allo Stato i ventinove, floridissimi collegi precedentemente retti dalla Compagni di Gesù. Nel 1768 approvò, inoltre, l’apertura di ventuno scuole “minori” - cioè “scuole secondarie con cattedre di leggere, scrivere e abbaco, di lingua latina e qualche volta di greco o matematica” - e di collegi-convitti in ogni città in cui risiedeva la Regia Udienza, ovvero Aquila, Bari, Capua, Catanzaro, Chieti, Cosenza, Lecce, Matera, Salerno. Dall’aprile al luglio del 1769 il provvedimento fu reso esecutivo. Le “minori” sorsero all’inizio in Paola e in Amantea; subito dopo analoghe istituzioni videro la luce in Acerno, Atri, Barletta, Benevento, Brindisi, Campobasso, Castellammare di Stabia, Latrònico, Massa, Modugno, Molfetta, Monopoli, Monteleone, Nola, Reggio, Sora, Sulmona, Taranto e Tropea.
Alla fine del Settecento, inoltre, nel Regno di Napoli e in Sicilia vennero fondate le “scuole normali”, che conobbero una diffusione immediata e capillare. Gli sforzi governativi ottennero quasi subito risultati assai lusinghieri: fra il 1792 e il 1793 si contano oltre centodieci istituti - sommando quelli presenti nella capitale e nelle province del continente - in cui venne applicato con successo il metodo normale.
Per quanto concerne la Sicilia, dove mirabile fu l’impegno pedagogico di Giovanni Agostino De Cosmi, alla munificenza di privati cittadini fu dovuta l’apertura delle scuole di Augusta e Randazzo; l’abate Santacolomba creò a sue spese un centro d’istruzione nel seminario di S. Lucia del Mela; due scuole vennero attivate dentro il Palazzo reale di Palermo grazie a un finanziamento del viceré Caramanico e altre cinque videro la luce a carico delle rendite della Real Magione in Prizzi, Palazzo Adriano, Chiusa Sclafani, Giuliana e Palermo. I municipi, dal canto loro, si adoperarono con impegno nell’istituire scuole normali, in una nobile gara che coinvolse tanto piccoli comuni - come, fra gli altri, Aci S. Antonio, Gagliano, Tortorici, Viagrande - quanto grossi centri urbani delle dimensioni di Caltagirone, Caltanissetta, Marsala, Noto, Termini.
Sebbene con alterne vicende, insomma, la consapevolezza, “del diritto e del dovere dello Stato di provvedere all’istruzione dei cittadini, non verrà più meno anche quando le vicende politiche ne offuscheranno o ne indeboliranno il valore”: sono parole - scritte nel 1927 - di uno storico che, ancora una volta, non ebbe nulla da spartire con il “borbonismo”, Alfredo Zazo.
Proprio Zazo riporta, alla fine della sua importante monografia sull’istruzione pubblica e privata nel Napoletano dal 1767 al 1860, una dichiarazione illuminante di un “padre della patria”, che dai Borbone era stato perseguitato, ovvero Luigi Settembrini: “Noi altri Napoletani paghiamo la pena di una nostra bugia: abbiamo gridato per tutto il mondo che i Borboni ci avevano imbarbariti e imbestiati e tutto il mondo ci ha creduto bestie, specialmente il Piemonte, che non aveva tutta la colpa quando ci mandò i sillabari e le grammatiche italiane”.
Lorenzo Terzi







 

domenica 1 aprile 2012

Don Pedro a Caserta





MOVIMENTO NEOBORBONICO
SEGRETERIA NAZIONALE


Lettera aperta alla c.a. del Sig. Sindaco di Caserta e del Consiglio Comunale di Caserta.

In merito alla richiesta della concessione della cittadinanza onoraria al principe Don Pedro di Borbone, il Movimento Neoborbonico desidererebbe sottoporre all’attenzione del Sig. Sindaco di Caserta e del Consiglio Comunale le seguenti osservazioni.
Pur senza entrare nel merito di questioni legate alla legittimità di diritto, già esaminate e risolte in passato da eminenti giuristi di fama internazionale in favore del ramo “franco-napoletano” dei Borbone, attualmente rappresentato dal Principe Ereditario Sua Altezza Reale Carlo di Borbone Duca di Castro, esiste una legittimità di fatto che evidenzia ormai da moltissimi anni come lo stesso ramo con i suoi discendenti sia profondamente legato alla storia e alla cultura dell’ex Regno delle Due Sicilie e della città di Caserta, con frequenti manifestazioni pubbliche e private o interventi di carattere civico e sociale, spesso d’intesa con il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio. Nel caso del ramo “spagnolo” attualmente al centro della richiesta della cittadinanza onoraria, è da evidenziare, al contrario, il totale distacco dei suoi rappresentanti rispetto alle tematiche e alle problematiche riguardanti sia l’ex Regno delle Due Sicilie che la stessa città di Caserta, distacco e assenza che non giustificherebbero la concessione della stessa cittadinanza richiesta oggi.  Per questi motivi, il Movimento Neoborbonico, anche a nome di altre associazioni civico-culturali e dei suoi numerosi iscritti e simpatizzanti di Caserta e dell’intera area di Terra di Lavoro, richiede al Sig. Sindaco e al Consiglio Comunale di valutare con grande attenzione l’eventuale concessione in considerazione dell’importanza della città da essi rappresentata e dei profondi legami esistiti ed esistenti con l’antica dinastia borbonica ed evitando strumentalizzazioni e polemiche.
Napoli, 22/3/2012.

Cortesi saluti.

Il Presidente Prof. Gennaro De Crescenzo

I Vicepresidenti:
 avv. Antonio Boccia,
dr. Arturo Cannavacciuolo,
dr. Augusto Santaniello

Il Segretario Dr. Salvatore Lanza

Il Coordinatore Dr. Alessandro Romano