NAPOLI SVELATA
di
Antonio Tortora
Da domenica 4 novembre e solo per pochi giorni la “Napoli Svelata” sarà (è stata) in mostra a Cuba presso il Comitato dell’Avana della Società Dante Alighieri con 26 fotogrammi, formato 40 x 40 in bianco e nero, scattati dal fotografo professionista Mario Zifarelli, conosciuto nell’ambiente con il soprannome di “Zif”.
Giovane rampollo di una dinastia di fotografi, docente di fotografia per corsi regionali e ministeriali e attuale fotografo ufficiale del concorso Miss Italia, ha percorso ogni tappa di una gavetta che gli consente di utilizzare con grande maestria sia le mitiche Hasselblad made in Svezia che le moderne e digitali fotocamere nipponiche Canon, Nikon e Pentax.
Ha raggiunto la piena maturità professionale e artistica.
Per approfondire la conoscenza della città del sole e della sirena Partenope, con i suoi misteri legati agli dei e ai culti antichi, e per rintracciare le testimonianze della tradizione ermetica a Napoli, ha compiuto lunghi tour nel cuore del centro storico, per mesi, prima con il giornalista e cultore di storia napoletana Antonio Tortora e poi si è confrontato con la presidente dell’associazione Thelema Laura Miriello nonché con Sergio Mannato dell’associazione La Casa di Mercurio, tutti collaboratori del progetto fotografico e seriamente impegnati in un’operazione tesa a portare la Napoli esoterica a San Cristòbal de La Habana, vero nome della capitale cubana, dove opera la prestigiosa istituzione culturale italiana.
Si tratta, senza dubbio, di una Napoli inedita e poco conosciuta anche dagli stessi cittadini che la abitano ma che, ne siamo sicuri, farà visivamente scoprire la città sia alle autorità cubane che agli uomini d’affari italiani e caraibici che in questi primi giorni di novembre affolleranno l’esposizione allestita presso la Società Dante Alighieri.
Una sorta di gemellaggio culturale fra la più epicurea città della Magna Grecia e una delle città dei Caraibi più vicina al tropico del Cancro; napoletani e habaneri condivideranno per alcuni giorni grandi emozioni e misteriose suggestioni.
“È una delle poche volte in cui riesco a realizzare qualcosa di veramente importante per me stesso e che trascenda le tecniche apprese durante anni di duro lavoro – ci dice Mario Zifarelli mentre nel suo laboratorio supervisiona, timbra e firma le foto stampate – e riuscire a mostrarle ad un pubblico di così alto livello mi porta a credere di aver fatto la scelta giusta”.
La location è stata proposta da Alessandro Senatore presidente dell’Istituto di cooperazione e sviluppo Italia Cuba – Regione Campania, presidente dell’Associazione culturale Mira el Sol nonché responsabile della prima sede consolare itinerante di Cuba a Napoli.
Si tratta di un professionista che si sta dando molto da fare per promuovere sul mercato cubano le aziende campane che operano in vari campi fra cui costruzioni, energia, manifatturiero e medicale con il coinvolgimento diretto di Camera di Commercio e importanti gruppi imprenditoriali caribe.
Senatore, alla doverosa domanda: “cosa c’entra la fotografia con il business”? invariabilmente risponde, come ha già risposto nel corso di precedenti interviste: “Non penso sia giusto separare i due campi. Cultura ed economia, nella società contemporanea, vanno di pari passo ed anzi più si rafforzeranno i legami culturali tra Napoli e L’Avana, più possibilità avranno le nostre imprese di lavorare a Cuba”.
Il sociologo e fotografo americano Lewis Wickes Hine ha scritto, nella prima metà del ‘900, “la fotografia non sa mentire, ma i bugiardi sanno fotografare” ebbene nel caso di Mario Zifarelli questa regola pseudosociologica non appare vera.
Infatti siamo stati testimoni di quanta passione ha impiegato per scattare le innumerevoli istantanee, impeccabile snapshotter, e di quanta consapevole accuratezza si è servito per scegliere le 26 immagini riproducenti il bugnato della Chiesa del Gesù Nuovo con i suoi misteriosi graffiti; l’interno della tomba di Virgilio da sempre oggetto di una forte e controversa devozione; la Cripta Neapolitana che con i suoi circa 700 metri di lunghezza e con il suo buio innaturale spinse Johann Wolfgang von Goethe ad affermare: “ho perdonato tutti quelli che perdono la testa per questa città”; il trecentesco portale gotico e l’imponente rosone del “Munasterio ‘e Santa Chiara” con il massiccio campanile contrassegnato da croci templari e facente parte dello stesso complesso monastico; i loculi ricolmi di teschi e ossa disseminati negli ipogei della Chiesa di Santa Maria delle anime del Purgatorio ad Arco, attualmente restaurati, unico luogo al mondo dove le anime del Purgatorio sono oggetto di popolare venerazione ed in particolare il cranio della giovane Lucia ricoperto dal velo nuziale.
Ed ancora i mascheroni gotici riprodotti sui capitelli in pietra calcarea del chiostro della Chiesa di San Francesco a Sorrento, un pezzo di Paradiso in terra; la statua di San Gennaro che richiama istantaneamente al miracolo dello scioglimento del sangue nelle sacre ampolle la cui prima manifestazione sarebbe avvenuta all’epoca di Costantino I.
La Napoli underground con la sua infinita rete di cunicoli, grandi ambienti, cisterne e acquedotti ancora inesplorati che riportano a una vita altrettanto brulicante come quella di superficie ma parallela e sprofondante in misteri stratificati e tutti da scoprire; l’antro della Sibilla Cumana sacerdotessa di Apollo, veggente e guida di Enea nell’oltretomba come narrato da Virgilio nel libro VI° dell’Eneide.
Il Cristo nella grotta conservato all’ingresso del rinascimentale Eremo dei Camaldoli, l’antico monte Prospetto, sconosciuto ai più ma suggestivo per i suoi punti panoramici a 458 metri sul livello del mare.
Ed infine le Catacombe di San Gennaro che pur rappresentando il più importante monumento della cristianità a Napoli lasciano intravedere, almeno attraverso l’originale punto di vista e le tecniche impiegate dal bravo fotografo, una forte similitudine con la città sotterranea antica di migliaia di anni di Derinkuyu in Cappadocia, Turchia orientale; e difatti il mistero della costruzione della misteriosa e inspiegabile città turca capace di ospitare anche ventimila persone a 85 metri di profondità e delle Catacombe partenopee (antica eco delle mitiche città abitate dai cimmeri) che sono state esplorate solo in una minima parte, permane e stuzzica l’interesse dei ricercatori.
Ogni scatto scelto da Mario Zifarelli è una finestra su un passato più o meno remoto da cui è possibile sbirciare sui segreti di una Napoli che mai sarà completamente svelata a dispetto della locandina con cui si pubblicizza la mostra.
Tuttavia ogni osservatore, capace di interpretare i segni e i simboli che dalle foto appaiono rispettosi di una misteriosa legge dell’attrazione, sarà certamente catturato da quelle linee di confine che solo il bianco e il nero possono esaltare in quella essenziale armonia di tenebre e luce (yin e yang) che costituisce, in fondo, tutta la nostra vita.
Napoli e Cuba: due mondi diversi che cercano di conoscersi e di incontrarsi grazie a uomini di buona volontà che al di là di ogni pregiudizio tentano una continua mediazione sensoriale; ammirare le foto cariche di mistero e in bianco e nero di “Zif” in un’assolata location caraibica deve essere un’esperienza straordinaria e riproduce quasi con esattezza le sensazioni che si proverebbero ammirandole in un’ assolata location partenopea.
Il fotoreporter statunitense William Eugene Smith, più o meno negli anni ’70 ha scritto: “a cosa serve una grande profondità di campo se non c’è un’adeguata profondità di sentimento?”
Noi non sappiamo sinceramente se Mario Zifarelli conosca Smith e quanto prima riportato ma una cosa è certa, lui e il suo staff scientifico fra cui Antonio Tortora, Laura Miriello, Sergio Mannato, Cinzia Cerracchio dell’associazione L’ECO delle Muse e Alessandro Senatore, organizzatore dell’evento, incontratisi “per caso” lungo il cammino della vita, hanno bruciato le tappe riempiendo quelle foto di profondità di campo e profondità di sentimento.